Villa Catena a Poli
di Giovanni Torlonia
Villa Catena a Poli è stata una delle sontuose ville della mia famiglia rinascimentale; stupenda, prima della famiglia Conti, poi, estinta, passò ai Torlonia, che furono anche duchi di Guadagnolo e appunto di Poli…e poi a Dino De Laurentis, che visse qui con Silvana Mangano…la villa era in stato di abbandono…non so adesso..ricordo mio nonno, che voleva riprenderla ma la nonna Beatrice, più saggia, gli disse di non farlo che gia c’era il palazzo e due “elefanti bianchi” sarebbero stati la rovina….e lui per fortuna questa volta l’ascolto’….
qui la storia… io l’ ho visitata di nascosto in rovina meravigliosa..
Tra allori e mortelle di un disegno ancora rinascimentale, allunga lo sguardo sull’orizzonte, la Villa Catena a Poli. Si apre con un respiro amplissimo sulla campagna romana, memore di una grandezza che fu. Si atteggia a cascata architettonica, quasi a sfidare la montagna sui cui piedi è issata, in una sorta di provocatoria competizione tra naturale e artificiale. E di quell’artificio si compiace per un disegno che fu pure sogno, grandezza sublime e visione estetizzante di un fine letterato cinquecentesco: Annibal Caro.
È una catena da starci volentieri attaccato…A tutte l’ore mi sto immaginando nuove delizie e bellezze. (…) Le fontane, il lago, le polle, le cadute e i bollori che vi si son pensati; e le caccie, i parchi, le conigliere, le colombaie, i boschi e i giardini che già vi si son inviati, sono cose ordinarie, quelle che si possono fare. Bisogna che siano stravaganze da dar la stretta al Boschetto del signor Vicino (Orsini). Quel molino a vento non mi dispiace. Quel moto perpetuo de’ sacchi bagnati per far fresco mi tocca l’ugola.
(Annibal Caro, lettera a Torquato Conti del 6 giugno,1563)
Se di vera catena si tratta, non è dato sapere ( è difficile affermare che il termine catena alluda all’essere inserita la villa in una catena di colli, oppure, come sembra più probabile, ad una catena che, all’ingresso della chiusa, impediva l’accesso alle carrozze). La Villa Conti, detta la Villa Catena (…) è posta sulle pendici del monte di Santa Maria, presso il colle Faustiniano. Edificata venne dai duchi di Poli e fu resa da essi deliziosa e nobile, con fabbriche, acquedotti, fontane, laghi, parchi, e giardini. La descrisse Annibal Caro nelle sue Lettere, allorché il duca Don Torquato Conti nel 1563 la ridusse più amena con magnifiche decorazioni, a cagione della sua salubre posizione; Innocenzo XIII, avanti il Pontificato, soleva andarvi a villeggiare. La Villa prese il nome di Catena per le catene, che ne sbarrano ai legni l’accesso sulla strada di Poli a cui è vicina, mentre è distante da Roma venticinque miglia. Nei tre suoi deliziosi casini, si gode la bella vista di tutta la vastissima campagna romana.
(G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni …, 1842, 80)
Certo, viceversa, è l’impegno di Annibal Caro, il celebre traduttore dell’Eneide, nella residenza che fu per tradizione dei signori di Poli, a partire dal XII secolo. Poi fu Innocenzo XIII (ultimo papa Conti) che, nel Settecento, accrebbe le ambizioni scenografiche della villa, collegandola ad un sistema di casini e altri edifici tali da renderla ancora più amena e fastosa . Estinti i Conti di Poli passò ai Torlonia e da questi a Dino De Laurentiis .





Bellissima e scenografica.
I Conti di Poli del Cinque e Seicento sono fra i protagonisti dei miei Soldati del papa (Roma: Carocci, 2003). Fra le poche famiglie di antica nobiltà feudale a saper stare accanto a papi diversissimi: da Paolo III Farnese a Clemente VIII Aldobrandini a Urbano VIII Barberini.