Uno sguardo sulla crisi in Ucraina
di Paolo De Marco
In questi giorni ho polemizzato (spero garbatamente) anche con cari amici, che giustificavano le iniziative di Putin verso l’Ucraina e che attribuivano la responsabilità di quanto sta avvenendo all’«aggressività» della Nato. Ripeto quanto ho scritto in questi giorni: nel contrasto con l’Ucraina la Russia ha molte ragioni, in particolare per quello che riguarda le rivendicazioni sul Donbass e sulla Crimea; gli accordi di Minsk (che avrebbero dovuto garantire la pace) non sono mai entrati in vigore soprattutto per colpa del governo di Kiev, che non ha mai osato contrapporsi apertamente alle locali milizie ultra-nazionaliste e filo-naziste; Kiev, infine, non ha mai voluto riconoscere almeno l’autonomia amministrativa alle popolazioni russofone dell’Ucraina. Ma questa situazione dura ormai da anni e comunque, di fatto, i territori contesi sono sfuggiti al controllo di Kiev. La Nato, inoltre, ha sempre respinto le richieste di adesione all’alleanza presentate dall’Ucraina. Non sono mai stati installati missili in quel paese e non vi è presente un sol soldato americano. Anche la presunta minacciosa e aggressiva presenza americana nei paesi limitrofi, che facevano parte del vecchio sistema di stati controllati dall’Urss, si riduce a poche migliaia di soldati, del tutto insufficienti a garantire anche la sola protezione di quei territori. L’Europa, per rassicurare i russi, si è sempre mostrata favorevole a garantire la neutralità dell’Ucraina, puntando a proporre la «finlandizzazione» di quel paese. Allora perché occupare il Donbass e sferrare attacchi all’Ucraina? Resto convinto che i veri obiettivi di Putin siano quello di presentarsi agli occhi dei russi come il nuovo zar, capace di ripristinare la potenza e i confini dell’Impero russo, e di umiliare, ricattare e tentare di spaccare l’Europa Unita, che considera il suo principale nemico (l’Europa, non gli Stati Uniti). L’Europa unita è infatti una superpotenza economica (superiore anche agli stessi Stati Uniti) che se si dotasse di un suo Esercito e di una politica estera comune renderebbe del tutto marginale il ruolo e il peso della Russia. Soprattutto, i successi economici e gli ideali e i modelli democratici dell’Europa sono visti con orrore da Putin (come dal suo compare Trump) perché possono risultare estremamente attrattivi e «corrompere» e «guastare» anche la fedele e patriottica popolazione russa e mettere così in pericolo il potere autocratico del nuovo zar.
Ultima osservazione: gli attacchi all’Ucraina sono giustificati da Putin per la presenza di gruppi filo-nazisti? Perché allora sostiene e finanzia le organizzazioni filo-naziste di tutto il mondo, quelle italiane comprese?
Ultimissima osservazione: i sostenitori di Putin che si ritengono di sinistra farebbero bene a rendersi conto che Putin non è Gorbaciov e che la Russia di oggi non è quella comunista del secolo scorso ma un paese a capitalismo selvaggio dominato da una casta di boiardi.
