Una settimana di cinema
di Federico Smidile
Al termine della mia personale settimana (e più) del cinema, ecco i miei giudizi sui film che ho visto. Giudizi di spettatore e non dei tanti Gianluigi Rondi dei poveri che sdottorano nei media e sui gruppi cinematografici di fb
- Oppenheimer. Voto 10+
Film strepitoso, visto due volte. Emozionante, profondo, ambiguop come ambigua la realtà. Meccanica quantistica, politica, storia in prima fila per una narrazione serrata e che ti lega alla poltrona. Da respingere le accuse di filoamericanismo e di sessismo (lo scontro tra la moglie di Oppenheimer e il pubblico ministero è uno dei momenti più alti del film, altro che sessismo). Sublime Robert Downey Jr da oscar immediato. - Jeanne du Barry – La favorita del re. Voto 10. Struggente, delicato, ironico, appassionato. Tutto ruota attorno alla divina Maïwenn e ad un Johnny Depp che interpreta Luigi XV con lo sguardo, i movimenti della testa, evocando la malinconia e la Solitude del re mal amato. La Morte del re e l’addio di Jean toccano il cuore. Costumi splendidi (non per caso Chanel) e Versailles magnifica.
- La bella estate. Voto 8.5. Una rilettura al femminile del libro di Pavese in una Torino cupa e magica. Regia attenta ai dettagli, lacrime comprese. Il coraggio di essere felici. Merita.
- Il sapore della felicità. Voto 7.5. Certo lo spunto è esilino. Tutti infelici che cambiano e diventano felici. Un inno alla famiglia e all’amore. Eppure proprio qui sta la forza. Non è un film che vuole essere pesante. Con dolcezza, come un piatto delicato, parla di sogni e di tempo perduto e ritrovato. Depardieu fatica ma ha i lampi del sorriso Danton.
- Ritorno a Seul. Voto 7+. Deve piacere un film di silenzi, primi piani, stacchi e a me piace. Lento, ma dove correte, doloroso, racconta la ricerca di qualcosa in una realtà sconosciuta come la Corea del Sud. Se si ha pazienza merita.
- Passages. Voto 6.5/7. Parigi e i nuovi intellettuali. Un regista cinico e confuso che vuole lei e lui e perde tutto. Scene di sesso, etero ed omo molto forti ma non fini a sé stesse. La solitudine dei numeri primi. Di oggi. Di noi.
In generale, non è lo stesso il film in TV e al cinema. Il grande schermo è meglio. Sempre.
