Una reazione scomposta

di Federico Smidile

Ieri sera ho avuto una reazione piuttosto dura con una persona a me molto cara, e me ne dispiaccio. Non era la prima persona a pormi una questione che, senza volere, sa essere dolorosa ed offensiva. Il tema è quello della pace ed il simbolo la bellissima bandiera che testimonia questa giusta aspirazione. Una bandiera splendida ma in questi giorni inadeguata, in particolare per gli ucraini, anche per coloro che sono in Italia. Questi ultimi spesso hanno manifestato reazioni rabbiose davanti a questa bandiera ed ascoltando le parole di pace senza alcun riferimento alla loro condizione che molti, sia pur in ottima fede, hanno pronunciato. Credo che sia normale che vi sia questa reazione, e credo che gli ucraini debbano essere ben compresi. Per noi è facile dire “pace” o dire “la Russia non è Putin” ecc. Facile ed anche giusto. Ma noi non abbiamo partenti lì, sotto le bombe, lì dove i tank schiacciano cose e persone, dove 150 mila soldati entrano ed avanzano su tre fronti da giorni. Noi non abbiamo la vita distrutta in poche ore. La sera del 23 febbraio tante persone sono andate a letto con l’idea di dover lavorare domani, di dover fare delle cose normali della vita. Alle 2 di notte tutto è cambiato. In poche ore sono finiti lontani dalle loro case, in rifugi di fortuna, con le poche cose che potevano portare via. In un giorno o due, al termine di un viaggio straziante, sono arrivati in un casermone in Polonia, tra gente cortese certamente, ma sconosciuta, ospiti di qualcuno, con poco denaro e con una vita spezzata. Con la certezza di non poter tornare a casa a breve e il terrore che forse quella casa non ci sarà più, così come il lavoro, gli amici, la famiglia. Per loro questa è la realtà che vivono e che li attende. E quella bandiera della pace non gli significa nulla se non una sorta di presa in giro. Quei distinguo, quelle analisi politiche, magari pure vere, quei “rimproveri” perché si difendono, non posso che umiliarli e ferirli. E noi, che abbiamo la fortuna di non essere travolti, dovremmo capire, sostenere, evitare di giudicare con i nostri parametri anche decisioni che ci possono apparire insensate e che sono dettate dalla disperazione. E anche dal risentimento se vogliamo. Un risentimento che non è infondato se si legge la loro storia e le oppressioni che hanno subito dai russi, di cui questa è l’ultima in ordine di tempo.
Non vi è pace senza giustizia, senza sicurezza, senza rispetto. E soprattutto non vi può essere che totale solidarietà con gli ucraini. Poi, dopo, si potrà discutere di tutto, ma in questo momento “pace” è parola priva di senso se non la si affianca a solidarietà, comprensione, sostegno (anche simbolico) verso coloro che sono travolti da una guerra scatenata da Putin e soci. In questo momento l’unica bandiera della pace è quella ucraina. Speriamo arrivi presto il giorno di poter sventolare assieme quella amatissima che conosciamo, e le bandiere russe ed ucraine. Ma non è questo il giorno.

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