Un mercoledì da leoni

di Alberto Colombani

UN MERCOLEDÌ DA LEONI
John Milius 🌊

“Le estati passavano rapidamente, e spesso non lasciavano traccia. Forse ricordo meglio gli autunni e le altre stagioni.”

Nei destini dei giovani Matt, Jack e Leroy, l’amara realtà della vita entra a poco a poco, ma in maniera decisa ed invasiva, come una successione di ondate di marea: la tracimante, incontenibile energia dei loro vent’anni viene progressivamente spianata, come la sabbia, dalla risacca dell’età adulta.

🔹La loro adolescenziale passione per il surf estremo esprime una gioiosa voglia di dominare il mondo, di andare incontro al pericolo per cavalcarlo con forza, intelligenza e agilità. Tuttavia, ben presto, gli ostacoli dell’esistenza si riveleranno, per loro, ben più duri ed indomabili di una superficie d’acqua increspata.

🔹Le riprese, spettacolari, vertiginose e vividissime, dei virtuosismi atletici tra i cavalloni, sono un invito a trattenere il fiato, a reprimere l’inutile impulso che spingerebbe a gridare contro l’irreparabile: la perdita dell’innocenza, la fine delle illusioni, la morte degli amici. La flessuosa elasticità con cui i corpi dei ragazzi, in piedi sulla tavola, assecondano il tumultuoso movimento dell’oceano, è un filosofico inno alla potente docilità e alla remissiva resistenza con cui occorre affrontare le avversità, che ci vincono solo se ci trovano completamente rigidi, oppure, al contrario, totalmente abbandonati.

🔹In Un mercoledì da leoni l’equilibrio, il compromesso, la saggia via di mezzo sono celebrati come l’arma vincente, che, però, dev’essere prima costruita, e poi continuamente affilata lungo il cammino: a nulla vale “sistemarsi”, se con ciò – come il vecchio Bear – si smette di combattere. Le difficoltà crescenti – rappresentate, in questo film, dai tre episodi di mareggiate “storiche”, sempre più violente, e culminanti nel Big Wednesday – “forgiano il carattere”, nel senso che, sgomberando poco a poco il campo dalla facile dolcezza delle lusinghe, e seminando il terreno di tuberi spinosi e dal sapore forte, ci insegnano, via via, un modo sempre più autentico, coraggioso e consapevole di amare i nostri giorni.

🔹Uscito in sala nel 1978, diretto da John Milius, è il ritratto corale, dinamico, allegorico della generazione nata negli anni Quaranta: la generazione che avrebbe attraversato l’ultima “età dell’innocenza” americana e che avrebbe sperimentato sulla propria pelle la tragedia del conflitto in Vietnam.

OGM 🖋
Editing e adattamento
Alberto Colombani

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