Un commento alle parole del Papa

di Francesco Abbate

So che tutti si sono scatenati a commentare le parole di Papa Francesco ieri sera da Fazio. Non ho seguito dall’ inizio la trasmissione quindi dico solo due cose o tre: tralascio per prima cosa tutti quegli aspetti che a un non credente appaiono assurdi e irrazionali (ma spesso sono il tramando di tradizioni di altre religioni che il Cristianesimo ha adattato alla sua visione teologica): sono i cosiddetti misteri a cui non si sa rispondere e quindi ci si salva in angolo: sono misteri appunto e ci si crede solo per via di fede. E così sia.

Per me non credente mi soffermo innanzitutto sulla condanna del clericalismo. Che io sappia solo il cardinale Martini aveva assunto concezione ancora più radicali su molte cose dette dal papa. Poi il problema del perdono. Il perdono è un diritto che non si può negare. Non si può negare secondo un principio universale ma il singolo ha il diritto di negarlo il perdono per quanto lo riguarda. È la vendetta che non è un diritto. Poi c’è il perdono per i crimini politici e di guerra. Mi dispiace ma qui non c’è perdono possibile: si possono perdonare i genocidi, la Shoa, gli eccidi di Marzabotto e di Stazzema, la bomba atomica su Hiroshima, i mille e più morti di piazza Tienamen (si scrive così?)? In questo caso non perdonare significa continuare a mantenere sempre vigili la condanna, la memoria.

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