Un capolavoro del Settecento a Venafro
di Franco Valente
L’Organo dell’Annunziata di Venafro.
All’interno dell’Organo della chiesa dell’Annunziata di Venafro si trova incollato questo appunto:
“Quest’organo a stato da me accomodato nel mese di Gennaro ed anno 1817 unito a quello di Cristo, il Governatore di questi luoghi a stato il sig. Canonico Cimmolella.
Donato Abbate organaro, figlio dell’autore di Airola”.
Donatella Capresi é un’esperta di arte che si é occupata anche delle iniziative culturali della Banca di Toscana. Un paio di anni fa fu impegnata da quella Banca per scegliere nel Molise un’opera antica particolarmente importante e meritevole di un concreto intervento di restauro nella considerazione che si aprivano alcune filiali nella nostra regione. Fui contattato per indicare alcuni capolavori regionali e non esitai ad indicare tra essi anche l’organo a canne dell’Annunziata di Venafro che ormai da qualche decennio assisteva muto alle cerimonie liturgiche di quella chiesa. Una serie di sopralluoghi in altri siti del Molise e poi finalmente, nel maggio del 2000, la Banca di Toscana decise definitivamente di impegnare una consistente somma di danaro per restaurare e far tornare a suonare lo strumento venafrano.
Di quest’organo mi sono occupato in maniera superficiale quando azzardai l’anno di realizzazione fissandolo al 1784. L’organo della chiesa era stato costruito, infatti, dal maestro organaro Nicola Abbate della città di Airola, come risultava dalla copia di una ricevuta del pagamento effettuato il 18 febbraio di quell’anno davanti al notaio Alessandro Vitelli di Napoli e che avevo ritrovato in maniera fortunosa in un cartulario abbandonato.
Ma la vicenda della costruzione di questo prezioso strumento non fu tranquilla e un’altra serie di indizi ci rivelano che tra il costruttore e la confraternita dell’Ave Gratia Plena si dovette anche ricorrere al Tribunale per dirimere una vicenda che, molto probabilmente verteva sulla valutazione dell’opera svolta dal suo autore, forse non completamente gradita agli amministratori della congrega.
Nel 1784 (così si capisce dagli scarni appunti) la Confraternita di Venafro dovette versare una consistente somma di denaro presso il Banco dei Poveri di Napoli a favore di Nicola Abbate in esecuzione di una sentenza emanata dal Tribunale Misto di Napoli e che condannava, evidentemente, l’Ave Gratia Plena a rispettare la convenzione stipulata davanti al notaio Vitelli di Napoli.
La causa era iniziata almeno nel 1782 perché nel 1782 si dovette impegnare una somma per la lite “che si rattrova nella G.C. della Vicaria per l’organo nuovo”.
Gli Abbate erano famosissimi costruttori di organi ed ancora oggi ad Airola sopravvive il loro cognome anche se nessuno dei discendenti esercita più quel mestiere.
.
Quando Donatella Capresi, insieme ad un altro funzionario della Banca, Daniele Gori, il 19 maggio del 2000 decise di effettuare il definitivo sopralluogo alla chiesa dell’Annunziata, mi feci trovare sul posto ad attenderli insieme al mio collega Luigi Viscione, a don Armando Galardi ed al Presidente della Pia Unione di allora Giuseppe Renella. Poiché essi tardavano approfittai per ispezionare la parte interna dello strumento infilandomi dentro la cassa di legno. Certamente fu notevole la sorpresa quando rinvenni, incollato su una delle tavole della struttura, il piccolo appunto scritto a mano su carta.

