Trattativa Stato-mafia

di Brunello Mantelli
Di mestiere sono uno storico, non un giurista. Perciò non sono in grado di entrare nel merito giuridico delle due sentenze (di I e II grado) circa la “trattativa Stato-mafia”.
Quello che a me interessa, come storico, e su cui sono in grado di esprimere un parere, è tuttavia il fatto che entrambe le sentenze affermano che la “trattativa” ( = contatti tra istanze delle Stato e esponenti di primo piano della mafia) c’è stata.
La differenza semmai è nel valutare il profilo penale della “trattativa” stessa nonché, parrebbe, il livello a cui essa è avvenuta. Sul primo punto non sono, come premesso, in grado di esprimermi; sul secondo occorre, per me come per chiunque, ritengo, attendere il deposito della sentenza di II grado.
Credo però si possa affermare che coloro i quali affermano che la “trattativa” non ci sia stata non possano portare come prova a loro favore il dispositivo della sentenza di II grado, che parrebbe anzi affermare il contrario.
Come storico, so benissimo che anche tra i nemici più acerrimi esistono sempre canali di comunicazione.
Ciò avvenne anche tra potenze dell’Asse ed Unione Sovietica negli anni 1941-1945, passando per Lisbona e Tokio. Mi è sempre parso e continua a sembrarmi prassi ragionevole, e ho sempre trovato analisi tanto ideologica quanto errata quella di studiosi, anche di valore, che hanno interpretato questi contatti come “prova” di una (presunta) “doppiezza” dell’URSS staliniana. Molto più semplicemente quei contatti obbedivano al sensato e ragionevole principio della “ragion di Stato”.
Tornando al caso “trattativa Stato – mafia” la domanda da porsi casomai è: posto che due istanze giudiziarie hanno affermato che “trattativa” c’è stata, pur valutandone in modo opposto (come rientrava nelle loro competenze!) la rilevanza penale, non è credibile, almeno ai miei occhi, che quei contatti siano stati avviati e gestiti autonomamente da ufficiali, sia pur di alto grado, dell’Arma dei Carabinieri.
Con ogni probabilità, mi permetto di affermare, quei contatti furono avviati e proseguiti per iniziativa e con l’avallo di istanze decisionali di natura politica (cioè ministri e/o sottosegretari).
Ciò non vuol dire che su di loro si debba buttare alcuna croce; può ben darsi che quei contatti si giustificassero in nome della “ragion di Stato”; sarebbe però importante (oltre che corretto verso i cittadini) che la genesi di quella “trattativa” fosse ricostruita nei dettagli e resa pubblica.
Sotto la voce “ragion di Stato”, che e’ vecchia di secoli, si nascondono trattative e provvedimenti che ci sfuggono e ci sfuggiranno sempre. Il fatto e’ che dopo la politicizzazione di parte (?) della giustizia italiana per i comuni mortali, ma anche per gli addetti ai lavori, e’ difficile darsi risposte certe. Se si pensa soltanto a quante cose ancora non sono state dette su certi atti e misfatti del secondo conflitto mondiale… Senza dimenticare la partigeneria della stampa che non racconta mai le cose per come sono veramente