The spies who we loved
di Matteo Luigi Napolitano
“The Simple Things” è una bella rivista inglese che si occupa di tempo libero e liberato, e che non di rado dedica bei servizi a temi fuori rotta.
Uno dei servizi dell’ultimo numero di gennaio 2022, intitolato “The spies who we loved”, è dedicato alle spie nella storia. Io ho scelto, tra le varie figure, quelle di donne impegnate nello spionaggio al servizio della libertà. Se di Mata Hari sappiamo tutto (fu condannata per essere stata una spia al soldo dei tedeschi nella prima guerra mondiale), che cosa sappiamo di altre donne e spie?
Virginia Hall, in forze ai servizi segreti inglesi, era la dea dei travestimenti. Nella Francia occupata dai nazisti si trasformò in una vecchia lattaia del luogo; chiese addirittura a un dentista di invecchiare la sua dentatura per risultare più credibile. Claudicava a causa di una gamba di legno ma accentuò questa caratteristica per entrare pienamente nel ruolo. Captò per mesi informazioni ai nazisti semplicemente vendendo loro del formaggio che aveva imparato a fare.
Non sopravvisse alla guerra Noor Inayat Khan, una bella spia inglese di origini indiane (era una principessa Sufi). La tradì il suo amore per il “formalwear”: amava il blu alla follia. Ma la Gestapo era venuta a conoscenza dell’esistenza di una spia inglese con questa debolezza; e aveva quindi “attenzionato” signore e signori vestiti in un blu vistosamente elegante. Fu catturata, torturata e fucilata a Dachau.
Josephine Baker non ha bisogno di presentazioni. Era una star del firmamento musicale europeo ma era anche nella resistenza francese. Durante l’occupazione la Baker coltivò relazioni importanti con i tedeschi al solo scopo di raccogliere informazioni da trasmettere agli Alleati. Josephine Baker nascondeva messaggi cifrati scritti con inchiostro invisibile nei suoi spartiti. Galeotto fu in particolare il tango “Voluptuosa” di José Padilla, che quei cifrati appunto nascondeva.
Di Margery Booth, cantante lirica di origini inglesi, Hitler era praticamente pazzo. Diventata stella dell’Opera di Stato di Berlino, era in verità un agente segreto inglese. Fu talmente abile nel nascondere la sua doppia vita che i nazisti la invitarono a cantare nel campo dei prigionieri di guerra Stalag III-D, dove raccolse informazioni utilissime alla causa antinazista. Dopo una recita per lui indimenticabile, Hitler le inviò un bouquet di duecento rose legate con delle svastiche. Il “Führer” non ne fu ripagato, dato che la Booth riempiva i suoi vestiti di appunti segreti su ciò che aveva visto e sentito, e che potesse risultare utile agli inglesi.
Inarrivabile il coraggio e il sangue freddo di Christine Granville, al secolo Krystyna Skarbek, contessa polacca. Era la preferita di Churchill, tra gli agenti segreti britannici più rispettati. Arrestata dai nazisti, si morse a sangue la lingua per far credere loro che fosse affetta da tubercolosi. Terrorizzati, i nazisti la mandarono via immediatamente.
Su una romantica appendice non indugio, perché riguarda la Guerra fredda.
Potremmo chiamarla col nome in codice “Stasi Romeos”. Molti “Romeo” giunsero dalla Germania comunista in quella occidentale; erano agenti segreti della Stasi (la polizia segreta di Pankow) in missione galante per conto del regime della DDR. S’infiltrarono tra le segretarie degli uffici governativi, che divennero le loro “Giuliette”, e di cui carpirono i segreti d’ufficio. Quaranta di queste segretarie andarono sotto processo. E’ anche una storia di cuori e di sogni infranti.
In qualche caso, tuttavia, spia e spiata convolarono a nozze. Ma questa è davvero un’altra storia.
