Tamara de Lempicka al Vittoriale
di Rita d’Annunzio
L’11 gennaio 1927 Tamara de Lempicka entrava al Vittoriale, invitata da Gabriele d’Annunzio che desiderava un ritratto da Lei. I due giocano a rincorrersi durante i dieci giorni di permanenza della bella pittrice al Vittoriale. Lui mette in atto tutti gli stratagemmi che conosce per sedurla, ma lei fugge. Tamara si concede, ma mai del tutto. Arriva a chiamare un taxi nel cuore della notte per scappare in un hotel di Brescia. A quel punto d’Annunzio le invia un messaggero che cavalca un cavallo bianco, per farle recapitare una poesia dal titolo “Alla donna d’oro” ed un magnifico anello di topazio.
È una storia bizzarra, fatta di seduzione, gioco, e pure insulti: la pittrice chiamò il poeta “vecchio nano informe”, d’Annunzio sparò alcune cannonate a salve dal parco del Vittoriale, inneggiando a Tamara, alla Polonia, e alla sua arte.
Ma Tamara osa trasgredire alla regola della casa che la ospita non concedendosi mai completamente al Vate che, dopo averla sommersa di regali, la obbliga a lasciare il Vittoriale.
