Sulla scomparsa di Raymond Murray Schafer

di Carlo Serra
Non ho scritto nulla sulla scomparsa di Murray Schafer (1933-2021).
Non l’ ho fatto perché l’,ultima cosa su di lui l’ho pubblicata nel 2006, e ho sempre avuto forti riserve sulle formulazioni ingenue che popolano The Tuning of the World, un titolo che mi ricorda una formulazione altrettanto equivoca, intona rumori che indica, nell’essenza, l’idea di una nobilitazione delle forme materiche della tipologia del suono non declinabile.
Nessuno discute la sensatezza delle posizioni di Schafer sull’inquinamento acustico, ma basta leggere Feld per capire quale potesse essere il senso della nozione di tonica del paesaggio sonoro, lontana dalle formulazione psicologistiche di Tuning.
Mi fa piacere vedere quanto Ingold stesso abbia sentito il bisogno di riplasmare quel contesto di nozioni. Ma va riconosciuto a Schafer di aver aperto un percorso che toccava regioni aperte da Varèse con coraggio. Non era facile, e quanto ne è disceso è spesso notevole.
Dovremmo comunque imparare da lui quanto premi l’utopia, anche se forse Cage vedeva nell’ascolto la vita, dove Schafer continuava a trovare, letteralmente, rovine archeologiche.