Spigolature araldiche a Jelsi

di Franco Valente

SPIGOLATURE ARALDICHE A JELSI.
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Non so quanto possa interessare l’interpretazione di uno stemma, ma a volte è una occasione per ricostruire la storia di chi ha avuto, nel bene o nel male, il possesso di un paese.
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Un grande scudo di Francesco Carafa.
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Se sulle fettucce che fanno parte dell’ornamentazione dello scudo araldico del palazzo baronale di Jelsi, già castello urbano, non fosse riportata la sua data di esecuzione, sarebbe oggi particolarmente arduo capire quale dei vari Francesco Carafa ne sia stato il committente.
FRANCiscus CARAFA PRiNcePS SACri ROMani IMPeri DVX IELSI
1736
HOC FAC ET VIVES
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La data 1736 risolve il dubbio e ricondurrebbe l’insegna a quel Francesco che fu contemporaneamente principe di Pietrelcina e duca di Jelsi e di cui sappiamo la data della morte avvenuta nel 1767.
Ma la cosa non è così semplice.
L’avvicendamento dei Carafa nel feudo di Jelsi, che già ne erano stati titolari nella prima metà del XVI secolo, è stato come al solito riassunto dal Masciotta ma con qualche imprecisione e qualche omissione (G.B. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. II, Napoli 1915, pp.192-193).
Dopo essere appartenuto a Vincenzo Mazzella Jelsi tornò ai Carafa nella persona di Eligio, che era figlio di Ottavio e Marzia Mormile feudatari di Cercepiccola.
Decio, fratello maggiore di Eligio, votatosi al sacerdozio divenne cardinale e morì nel 1626 mentre era arcivescovo di Napoli.
Dalla moglie Girolama di Capua, Eligio ebbe vari figli di cui si avrebbe traccia nei registri parrocchiali di Jelsi negli anni dal 1611 al 1619.
A lui successe il primogenito Giambattista che estese il suo dominio anche su Campobasso acquistata nel 1642.
Dalla moglie Cornelia del Tufo avrebbe avuto tre figli: Decio, Francesco e Mario.
Secondo il Masciotta, Decio probabilmente premorì celibe al padre e il secondo figlio avrebbe seguito la carriera ecclesiastica, sicché il feudo di Jelsi sarebbe finito in possesso al terzo figlio Mario.
Mario, sposato con Antonella d’Aquino, sarebbe morto senza figli nel 1737.
Queste notizie si contraddicono con quanto riferisce Vincenzo d’Amico (V. D’Amico, Jelsi e il suo territorio. Dall’antichità remota ad oggi, Campobasso 1953), ripreso da Renata De Beneditis ( R. De Benedittis, Feudo, beni feudali e beni burgensatici nella Jelsi di fine Settecento, in AA.VV. Jelsi, Storia e tradizioni, Campobasso 2005).
De Benedittis nel riassumere la presa di possesso del feudo da parte del procuratore del nuovo feudatario il 14 gennaio 1768 riporta che poco prima sarebbe morto Francesco Carafa con il titolo di principe di Pietralcina e duca di Jelsi lasciando l’eredità al figlio Luigi che, essendo minorenne di età, non poteva ereditare i beni.
Sulla scorta di tale notizia si pone il dubbio se il nome che appare sullo stemma di Jelsi con la data 1736 appartenga al Francesco che Masciotta riferisce essere divenuto sacerdote o al Francesco di un altro ramo dei Carafa il quale si sarebbe sposato e avrebbe avuto un figlio, Luigi, ancora minorenne all’epoca della sua morte (il 1767), avuto dalla moglie Teresa Carafa, contessa di Policastro e principessa di Roccella.
Ma, anche se si tratta di due diverse persone, il problema sta nella data riportata sullo stemma.
Infatti nella nota del saggio della De Benedittis si riporta che da non meglio precisati documenti di archivio, nel 1739 Francesco Carafa (morto nel 1767 con un figlio ancora minorenne) avrebbe avuto il titolo di duca di Jelsi per rinuncia del fratello Marcello che, per quanto riferisce il Masciotta, era duca di Campobasso.
Ulteriore incertezza viene dalla medesima nota della De Benedittis dove si riferisce che il feudo di Jelsi sarebbe stato devoluto al demanio regio nel 1730 a causa della situazione debitoria del duca Mario Carafa e che solo nel 1737 sarebbe stato acquistato da quel Marcello Carafa, titolare di Campobasso, che secondo il Masciotta lo avrebbe rilevato sulla scorta di una stima di Jelsi fatta dal tavolario Giuseppe Stendardo nel 1732.
Allora, se dal 1730 al 1737 il feudo apparteneva al demanio regio, se solo dal 1737 il feudo fu acquistato da Marcello Carafa e se è vero che Francesco sia diventato duca di Jelsi nel 1739, perché nello scudo appare il nome di Francesco e la data 1736?
Una questione, dunque, ancora tutta da risolvere.
La cosa certa è che il feudo di Jelsi rimase ai Carafa della Spina fino alla fine della feudalità.

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