Rugby italiano

di Peter Freeman

Venerdì sera, come molti sanno, la nostra nazionale Under 20 di rugby ha battuto i pari età inglesi per 6-0. Punteggio d’altri tempi e risultato da sottolineare in grande negli annuari. A livello Under 20 l’Inghilterra è fortissima: i college, i club, il rugby giocato a scuola come noi la pallavolo (hanno i campi, lassù, non decrepite palestre, e maestri di sport, non timorosi docenti Isef).
Insomma, grande risultato dei nostri giovani, che peraltro vanno molto bene già da un po’ di stagioni. Il problemi arrivano dopo, quando si alza l’asticella e si passa agli standard professionistici. Lì il gap è incolmabile, almeno per ora.
Per tutte queste ragioni, e altre ancora, io l’avrei toccata piano. Venerdi sera al Monigo non si è “scritta la storia” e in nessun modo quel risultato autorizzava (a parte qualche generalissimo tifoso, ma anche lì ormai prevale un certo realismo) a proiettarlo sulla sfida dell’Olimpico.
A qualcuno, invece, è slittata la frizione. Pazienza. Però poi non è il caso di spruzzare rabbia e delusione a ogni dotata sulla tastiera.

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