Ringraziamo il presidente Mario Draghi

di Guido Melis
Diciamoci la verità: non era simpatico Mario Draghi ai capibastone della politica. Non piaceva quel suo tono un po’ snob, quel suo distacco esibito, quel sorriso un po’ enigmatico che esprimeva distanza. Era il primo della classe, e si sa, i bravissimi non piacciono agli ultimi banchi. Ieri al Senato era ineccepibile, volava alto su una armata Brancaleone di politici improvvisati e reclutati alla meno peggio (altro che votati dal popolo: messi in lista dai gruppi di riferimento senza alcuna selezione popolare). Esprimeva dignità. Lo avevano chiamato perché la barca stava affondando. Aveva accettato di metterci la faccia. Ci ha salvato, infatti. Ma poi è ripreso il vecchio gioco, quello (l’unico) che sa fare la politica in Italia. Noi non abbiamo i leader ma i capipopolo. Non c’è Churchill che promette lacrime e sangue e salva l’Inghilterra portandosela dietro: noi abbiamo Conte, che vuole salvare quel che resta di un pseudo-partito in sfacelo; Salvini, che vuole la leadership personale non si sa per fare cosa; Giorgia Meloni, che si vede già a Palazzo Chigi; e Berlusconi che è e resta semplicemente Berlusconi, cioè uno che fa gli interessi suoi. Il Paese? Il giudizio dell’Europa? Il PNRR? ma chi se ne frega. Ci sarebbe da ricostruirlo da capo il Paese, ma figurati. Basta una manifestazione dei taxisti in difesa di un monopolio e Roma va in tilt. E’ sufficiente mettere a gara le licenze balneari e succede il Quarantotto. Ora tutto si blocca, poi avremo il gran sparpaglio del dopo elezioni, poi una politica come? non si sa se filo-Europa o no; se anti Russia putiniana o no; non si sa che politica fiscale, che riforma degli appalti. Si prosegue con la riforma della giustizia che è stata di recente apprezzata dalla UE? non si sa. Elezioni al buio con programmi di parole e una destra come sempre divisa che forse prenderà i voti ma poi si spaccherà.
Certo, Draghi le elezioni non poteva (né voleva,) scongiurarle in eterno. Ma questa coda di legislatura (legittima: perché non è vero che si impediva di votare, le legislature durano per legge 5 anni) sarebbe servita a realizzare obiettivi fondamentali fissati nel PNRR e a suo tempo accettati con gran clamore di entusiasmo da questi stessi partiti.
Invece nulla. Addio presidente Draghi, uno che come primo atto ha rinunciato allo stipendio di presidente: è stato bello pensare che l’Italia ti rassomigliasse. Non è così.