Riflettendo su un articolo del Guardian Magazine

di Matteo Luigi Napolitano

L’ultimo numero del “Guardian Magazine” del 2021 mi ha fatto pensare a quanto segue.
L’Europa sta vivendo un’ epoca “insulare”. Si è arroccata, non ha più punti di riferimento (e dunque norme di condotta) per affrontare qualcosa che molte religioni (e sicuramente le tre grandi monoteiste) considerano il fondamento dell’esistenza umana sulla terra: l’accoglienza dello straniero.
Sempre il “Guardian” cita episodi biblici in cui l’accoglienza dello straniero diventa il discrimine fra l’essere e il non essere umani.
Perché l’accogliere o il respingere misura noi stessi verso la vulnerabilità umana.
E’ su questo discrimine che si gioca la nostra credibilità.
I credenti hanno anche i valori religiosi. Ma tutti abbiamo nel diritto internazionale i massimi riferimenti. Il “Guardian” cita la convenzione del 1951 sulla tutela dei rifugiati, ma gli esempi sono molteplici.
«A distanza di settant’anni – constata la rivista – il proliferare di barriere lungo i confini dell’Europa testimonia di un atteggiamento più rigido. Mentre la nozione di “Fortezza Europa” va normalizzandosi, non è più incontestato l’inviolabile diritto di chiedere asilo, di far sì che le proprie argomentazioni siano adeguatamente ascoltate».

Da una parte bisognava pur cominciare il nuovo anno. Ho voluto farlo parlando della fine della libera circolazione, e di Schengen. Ho voluto farlo dichiarando che quella Europea rischia di non essere più un’Unione, perché non è unita sui principi dei Padri fondatori.
Il mio, sia chiaro, non è un giudizio di valore (ognuno è libero di farsi il suo). E’ una constatazione. L’Europa si è chiusa. E rischia di non essere più.
Non ho ricette per invertire il corso degli eventi ma ogni tanto, magari solo ogni tanto, cambiamo la prospettiva da cui guardiamo le cose.
I giapponesi hanno 72 microstagioni oltre le quattro, per valorizzare i lenti cambiamenti della natura e trarne giovamento nello spirito. Lev Parikian (“Light Rains Sometimes Fall”) le ha adattate al posto in cui vive: l’Inghilterra della Brexit, anch’essa indicibilmente dura con chi chiede asilo approdando dalla Manica.
Morale: chi approda in Europa, approda sempre dal lato sbagliato, ovunque si trovi,

Se quindi posso osare ancora un augurio per questo nuovo anno, è il seguente: cerchiamo di esser un po’ più clementi con il futuro.

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