Regeneration
di Carlo Serra
Da Regeneration, un disco superbo dedicato a Monk e Nichols, ritrovo questa meraviglia, con Roswell Rudd, Steve Lacy, Kent Carter, Misha Mengelberg, Han Bennink, e scusate se è poco. Che bei dischi, quelli di quella stagione: se qualcuno volesse capire la meraviglia di musicista che era Roswel Rudd, si ascolti come stira le sue note nell’ostinato che sostiene la melodia proposta da Lacy, e poi la leggerezza sorniona con cui esce in assolo. Qualcosa che sta fra il musicale e il teatrale, qualcosa di interno ad un uomo che confrontarsi con moltissimi generi musicali, anche per il suo splendido orecchio, e la sua capacità rara di trascrittore. Scivolare dal suo solo a quello di Lacy, significa vedere la meraviglia di una forma che esplode nella essenzialità del lavoro sugli intervalli interni alla melodia, fino allo scoppiettare , splendido in ribattuto, di trombone e sax soprano. Ci sarebbe già da ringraziare, per la bellezza ricevuta, ma esce poi, splendidamente in solo, Mengelberg, che, con immenso gusto, lavora, per una volta di alleggerimento dell’armonia. E po di nuovo tutti insieme, con Kent e Bennink, che fanno volare tutto. Il finale è all’insegno della teatralità pura, del gioco di completamento fra le voci dei due solisti. Che meraviglia, che invidia per chi li ha potuti sentire dal vivo in quintetto in quegli anni: io ho ascoltalo la formazione successiva, con George Lewis, e con un tecnico del suono che soffriva, per i movimenti del trombonista attorno al microfono. Tra i brani di Nichols, qui troneggia 2300 Skidoo, forse il brano in cui Rudd si regala il solo più bello: il suo modo di integrarsi con Mengelberg, che in quel brano costruisce una linea melodica, per accordi sulle voci superiori fantastico, dove non distingui fra colore e armonia, oltre che con Lacy, è elegante, divertito, spontaneo, anche se il tema non è per nulla facile. Che bel disco, accidenti!