Raccontare il cambiamento

di Fulvio Bertuccelli
Recensione al libro di Giovanna Motta (a cura di), Raccontare il cambiamento. Cultura politica contesti economico-sociali, casi di studio nella moda, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2022, 362 pp., 20 euro.
Questo volume collettaneo curato da Giovanna Motta, una delle massime studiose italiane di storia economica e sociale, sarà letto e apprezzato non solo dagli addetti ai lavori nel campo dei fashion studies, ma più in generale da chiunque nutra la curiosità di esplorare la moda come fenomeno sociale nelle sue molteplici sfaccettature, nel quadro dei grandi processi di cambiamento tra Otto e Novecento. Il primo dato che si impone agli occhi del lettore scorrendo le pagine degli oltre trenta saggi che compongono l’opera è l’interdisciplinarità del progetto, frutto della sinergia tra diverse generazioni di studiosi provenienti da diversi ambiti disciplinari. Alla curatrice e agli autori va quindi ascritto il merito di aver assolto all’arduo saper armonizzare approcci e metodologie in apparenza lontani al fine di indagare criticamente la relazione tra storia, cultura, arte, economia e società. Il volume si compone di due sezioni, la prima intitolata “Cultura politica e contesti economico-sociali”, la seconda “Casi di studio nella moda”, precedute da un saggio della curatrice che, oltre ad assolvere efficacemente alla sua funzione introduttiva, offre uno sguardo di insieme sugli anni della Belle Époque quale terreno di indagine e riflessione sulla natura multidimensionale dei grandi processi di cambiamento. L’interazione tra i progetti di trasformazione urbana, lo sviluppo delle infrastrutture e delle comunicazioni, la circolazione di uomini, idee e merci sulla spinta degli avvenimenti drammatici del Novecento, l’ascesa di correnti artistiche, intellettuali ed élites che tentano di collocare il proprio agire nella cornice di una nuova relazione con il moderno (e il passato), sono solo alcuni dei temi che vengono affrontati. Come scrive Giovanna Motta, “La Storia è una forma culturale che contiene in una struttura organica processi ideali e comportamenti, relazioni tra individui, valori individuali e sociali, rapporti di produzione, opzioni religiose. Dunque, c’è la storia delle classi dominanti e dei ceti subalterni, la storia delle élites e quella delle masse popolari, la storia breve e quella di lunga durata, la storia della terra e quella degli uomini.[…] La lingua, la religione, la civiltà materiale sono territori di indagine più frequentati segni che definiscono l’identità, allora il racconto perde la sua funzione esclusivamente culturale e scende fra la gente, segue un’altra narrazione, diventa materia da esplorare, si interessa ad altri protagonisti, cerca di scavare nelle definizioni già note, scopre nuovi significati.” (9)
I diversi casi di studio, che riescono a coniugare rigore scientifico e chiarezza terminologica, compongono un mosaico estremamente ricco dal punto di vista cronologico, geografico e sociale, che pur identificando il contesto europeo largamente inteso quale terreno privilegiato d’analisi non manca di interessanti riflessioni che spaziano dal Nordafrica al subcontinente indiano. In questo senso, l’opera si dimostra un valido strumento per ripensare in una prospettiva storica la moda, tanto nella sua dimensione estetica quanto in quella materiale, facendone emergere gli aspetti intrinsecamente connessi alla costruzione di progetti politici, identità nazionali, politiche e di genere, e restituendo la complessità e le contraddizioni che scaturiscono dalle dinamiche di produzione e di consumo globali. Per queste ragioni si ritiene che in questo volume il lettore potrà trovare una valida guida per esplorare lo scenario complesso e stratificato dei processi di modernizzazione e, più in generale, un valido strumento per ampliare le prospettive di indagine storica.
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