Propaganda bellica
di Marco Vigna
La propaganda falsa ed esagerata rischia di ritorcersi contro chi l’ha fabbricata.
Sull’assedio di Mariupol i media occidentali hanno imbastito una narrazione epica ed eroica, saccheggiando la storia e chiamando in causa:
-le Termopili (in verità non fu un assedio e fu una sconfitta per i greci);
-Masada (nonostante sia un mito fondatore dello stato d’Israele, è anche un falso storico. L’assedio di Masada non è mai avvenuto o comunque è privo di conferme);
-fort Alamo (gli americani comunque furono sterminati e le perdite dei messicani furono dovute all’incompetenza totale del loro comandante);
-l’Alcazar;
-Stalingrado;
-Iwo Jima (i giapponesi furono annientati però).
Dopo aver detto e ripetuto che Mariupol non sarebbe mai caduta, perché Zelensky avrebbe sferrato una controffensiva per spezzare l’assedio, dopo aver proclamato che la controffensiva era già in corso, dopo aver assicurato che anche in assenza di controffensiva la guarnigione avrebbe comunque resistito, dopo aver aggiunto per sicurezza che in ogni caso non avrebbe mai capitolato, dopo aver detto questo, altro e più ancora sui novelli Ettore e Priamo, è infine arrivata la resa di Mariupol.
In verità, l’esito finale era facilmente prevedibile, pressoché inevitabile, cosicché bisogna chiedersi se le schiere di propagandisti che hanno giurato e spergiurato sull’invincibilità di Mariupol siano competenti ed obiettivi. La domanda è retorica.
Giunta l’ingloriosa fine della guarnigione, che invece di combattere alla morte ha capitolato, i medesimi propagandisti, in preda a comprensibile imbarazzo, cercano di mettere una pezza giocando con le parole.
Riportano pedissequamente le dichiarazioni dell’attore Zelensky, che nella sua perenne diretta (manco al Grande Fratello stanno così tempo davanti alle telecamere) annuncia la resa della guarnigione dicendo che la missione è stata compiuta: allora la missione era quella di arrendersi?
La capitolazione della brigata Azov è definita dai propagandisti con il termine di “evacuazione” od addirittura come “operazione di salvataggio”. Contorcendo il lessico, certi giornalisti si sforzano di dare la notizia della sconfitta e resa della guarnigione quale se fosse una vittoria.
La comunicazione della caduta della fortezza imprendibile tenuta da guerrieri invincibili riceve dai media meno spazio della vittoria di una banda musicale (?) ad un carrozzone di pessimo gusto e delle ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi.
La credibilità dei media in Italia, Europa, Occidente, cala da decenni ed ha subito un tracollo durante l’epidemia di covid. Ora la guerra in Ucraina minaccia d’essere la sua tomba, tante e tali sono le falsità, deformazioni, omissioni.
