Piero Gobetti
di Alessandro Vivanti
Piero Gobetti, restaurata la scrivania dove scrisse le pagine dedicate alla libertà
Per il Corriere della Sera, Paolo Morelli
Enrico Salza e Bruno Ceretto i finanziatori privati. Pietro Polito, direttore del Centro studi: «Nel 2023 dedichiamogli il Salone del libro»
«Nessun cambiamento può avvenire se non parte dal basso, mai concesso né elargito, se non nasce nelle coscienze come autonoma e creatrice volontà di rinnovarsi e rinnovare». È una delle frasi più celebri di Piero Gobetti, giornalista, filosofo ed editore torinese considerato uno dei maggiori esponenti della tradizione liberale italiana del secolo scorso.
È scomparso giovanissimo, all’età di 25 anni, per problemi di salute aggravati dalle frequenti aggressioni fasciste subite in Italia, prima di essere esiliato.
La mattina del 3 febbraio 1926, l’intellettuale lasciò la città e fu «un esempio inesorabile d’integra libertà per l’indomani e per sempre», scrisse Franco Antonicelli. Piero Gobetti morì infatti a Neuilly-sur-Seine, piccolo comune a ridosso di Parigi.
Ha lasciato una grandissima eredità culturale, portata avanti anche dal Centro studi torinese a lui intitolato, ed è l’amore per le sue idee ad aver convinto due cavalieri del lavoro piemontesi a intervenire per il restauro della sua scrivania, il presidente di Intesa Sanpaolo Highline, Enrico Salza, uno dei personaggi più importanti dell’economia e della politica torinese, e l’imprenditore vitivinicolo Bruno Ceretto, fra gli esponenti più rilevanti della «rinascita» culturale ed enogastronomica del Piemonte.
La scrivania, dopo un accurato restauro presso la bottega Antichità Radogna di via Napione 30/a, è stata ricollocata nello studio della casa di via Fabro 6 a Torino, dove oggi ha sede il Centro studi Piero Gobetti. Su quella scrivania, Gobetti lavorò a lungo alla sua opera intellettuale e ora torna nella camera poi utilizzata negli anni anche dalla moglie, Ada Prospero.
«Era importante fare un gesto di generosità e attenzione rispetto a un bene che testimonia la grandezza del più puro pensiero liberale», commenta Enrico Salza. Perché quella scrivania, così come due sedie e una piccola libreria, subiva inesorabilmente lo scorrere del tempo.
«È un gesto di affetto verso la mia amata città — afferma Salza — e dato che me l’ha chiesto Ceretto, che stimo molto, ben volentieri mi sono appoggiato a lui». Fautore di questo intervento è infatti Bruno Ceretto, che dopo aver visto la scrivania al Centro studi Piero Gobetti ha chiamato Salza. Insieme hanno finanziato il restauro a titolo personale. «Per natura sono gobettiano — aggiunge Ceretto — e quando Roberto Tricarico mi ha portato al Centro studi a vedere la scrivania ho subito aderito con entusiasmo, era come se avessero proposto a un amante della musica classica di far restaurare il pianoforte di Mozart».
Del resto, spiega Ceretto, l’influenza «gobettiana» è ciò che ha cercato di promuovere anche nella sua azienda, reinvestendo ogni anno gli utili per acquistare terreni, inventare nuove iniziative (come il ristorante con lo chef stellato Enrico Crippa) e sostenere la nascita di altre attività. Ma Ceretto lancia anche una proposta. «Per me è essenziale che il Salone del Libro dedichi l’edizione 2023 a Piero Gobetti — spiega Ceretto — perché sarebbe un segnale da far valere e credo che uno come lui meriti una cosa del genere».
L’anno prossimo, infatti, cadrà il centenario dalla nascita della Piero Gobetti Editore, con cui l’intellettuale pubblicò diversi libri e riviste. «L’idea è che ci sia una forte relazione con il Salone del Libro», ripete Pietro Polito, direttore del Centro studi Piero Gobetti. A fine ottobre, il 27 e il 28, l’ente promuoverà un convegno sulla «rivoluzione liberale» di Gobetti e, per quell’occasione, organizzerà una settimana di visite guidate allo studio e alla scrivania, dove torna la Olivetti M20 con cui il giornalista e filosofo scrisse molti dei suoi articoli e libri.
«Era un editore ideale — aggiunge Polito — per la capacità di suscitare “energie nuove”, riprendendo il titolo della prima rivista gobettiana, attive nel campo culturale e sul terreno politico dal basso». C’è un programma di attività attorno all’editore con un lavoro più ampio sulla Casa Gobetti, legato al progetto Memoranda della Fondazione Nuto Revelli sui luoghi dell’antifascismo, nell’idea di «far parlare gli oggetti».


