Paolo Mieli, ovvero “Lo Sdoganatore”

di Stefano Zanoli 

Una puntata di “Passato e Presente” dedicata a Julius Evola, all’inizio mi sembrava una doverosa e persino spiritosa trovata atta ad inaugurare la stagione degli ex neofascisti al potere e, dato l’ambiente eco-sociale che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi, anni forse, utile anche ad avvisare lo spettatore sulle origini profonde del nuovo male. Certo, con la solita scusa che lo storico non emette giudizi ecc. ecc. il Mieli comunque si para il culo sempre e comunque, attitudine del resto nella quale ha sempre eccelso e che certo nessuno gli può negare. Purtroppo complice una Prof. che di queste cose evidentemente ne sa davvero poco ne viene fuori alla fine una puntata con sprazzi di autentica apologia. Insomma l’Evola è presentato come un genio incompreso. Oggetto di una damnatio memoriae in fondo immeritata. Certo, doverose le prese di distanza dall’antisemitismo ma in fondo poi si tratta di una questione di bob ton, via.
E anche prese di distanza dal neofascismo italiano (e internazionale, aggiungo io) che ne ha fatto un specie di ideologo fondativo solo però per alcune frange “minoritarie” e questo “minoritarie” più e più volte ritorna nel corso della puntata, con pedantesca sottolineatura nei confronti del vigile censore della NovaOvra.
Ebbene dunque, la carriera artistica. Corre ad incontrare Tristan Tzara (che non se l’ è mai filato di pezza) il movimento Dada, i futuristi (che non se lo sono mai filato di pezza nemmeno loro) infine deluso abbandona l’arte – bene fa, ché i suoi dipinti sono brutte scopiazzature di Kandinskij sovrapposto a Depero, sovrapposto a Vasarely, sovrapposto a… fate voi, si trovano, se ne avete voglia, sul web – e si dedica interamente alla filosofia. Ribelle, iconoclasta (tranne che con Mussolini guarda un po’…) rifiuta di laurearsi ma in fondo, soggiunge il Mieli, nemmeno Benedetto Croce era laureato.

E qui ho avvertito un rombo cupo di tremuoto provenire dallo scotimento di varie urne de’ grandi.
Ma è alla domanda se il suo pensiero si possa considerare fra i più importanti del Novecento alla quale candidamente la Prof. di turno risponde un incrollabile “si certo!” che l’urne de’ grandi hanno cominciato davvero a ribollire.
Ora, mettendo la cosa sul piattino di Petri dello storico e maneggiandola con i guantoni da laboratorio, possiamo tranquillamente affermare la stessa cosa per Charles Manson o per Wanda Marchi e, diciamocelo pure, anche una più attuale Chiara Ferragni. Non si discute, l’influecer influenza!

Mette insieme Hegel e Nietzsche, spiritismo e neoplatonismo in un minestrone da folle autodidatta che lo porta capire male Schopenauer e Heidegger e poco o nulla dei Veda. Per non parlare della visione di un mondo antico tratta da un brutto cartone animato, la storia fatta con con un medioevo Marvel.
Oggi ce lo troveremmo tranquillamente a parlare con gli alieni e a sostenere gomblotti. Ma tant’è, chi se lo ricordava più a parte qualche fascio nostalgico di Ordine Nuovo?
Chi ha l’età per averlo letto, – dato che girava spericolatamente anche sulle librerie dei “Compagni” quando la tentazione nazimaoista fece capolino anche nella sinistra, – sa di che si parla.
In conclusione alla richiesta di prammatica del conduttore sui tre libri da consigliare pare proprio che un apparato critico sull’ Evola non esista (e questo la dice lunga) e dunque il consiglio è: leggetevi i suoi libri.
Insomma per ritornare agli esempi succitati scovate su Youtube le canzoncine del Manson e qualche telepromozione di rete A, seppur sulla Marchi almeno un saggio critico esiste almeno, visibile su una ben nota piattaforma.

In conclusione il Mieli si tiene un ammiccante sorrisino finale ricordando che l’assoluzione al processo del “52 la si dovette alla maestria dell’avvocato più caro d’Italia, Francesco Carnelutti, ex giurista di regime riciclato democristiano e soprattutto il più costoso in assoluto. Chi l’abbia pagato pare poco interessante e resta nell’ombra.
Per sempre.
Ma almeno Juilius Evola è tornato!

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Una risposta

  1. Luigi Pepe ha detto:

    Evola è autore di testi oscuri e confusi, tipici di chi difende idee regressive. Non sono stupito per Mieli: si tratta di rinsaldare la solidarietà atlantica tra Meloni e pezzi della sedicente sinistra.

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