Non sento lo spirito giusto per pubblicare
di Roberto Cafarotti
Non ho pubblicato nulla in questi giorni, sino ad oggi. Non sento lo “spirito” giusto. Il popolo ucraino soffre ed io, come tutti noi, mi sento a loro vicino. Una guerra nel XXI secolo, fra popoli europei, con una lunga storia alle spalle e dopo l’orrore e l’enorme tributo di sangue versato nel XX secolo, ci pare una cosa inaudita.
Una certa responsabilità, credo anche notevole, penso sia da ascrivere a noi occidentali perché non abbiamo vigilato né saputo o forse voluto coltivare la pace. Non lo abbiamo fatto ora per l’Ucraina e nemmeno per le altre guerre recenti che coinvolgono e hanno coinvolto tutti i continenti. Ora che della guerra sentiamo il rumore così forte e la sua eco così vicina e angosciante, comprendiamo quanto la Pace non sia mai scontata, quanto sia fragile e come occorra sempre coltivarla con cura attenzione e somma vigilanza.
Mi si consenta di esprimere solidarietà anche al popolo russo, a tutti coloro che non si riconoscono nella follia di un autocrate egopatico. Penso che la maggioranza di quel popolo così fiero soffra questa situazione. Un popolo anche europeo, poiché l’Europa è un continente che ha i propri confini orientali negli Urali e che, ricordo, ha dato un contributo fondamentale alla storia e alla cultura europea. Noi italiani più di altri dovremmo comprendere la tragedia che sta vivendo il popolo russo, trascinato in una guerra da un uomo il cui ego smisurato lo ha reso un dittatore sanguinario, al di là di qualunque ragione politica. Noi in questo, con Mussolini, siamo stati dei tragici precursori e ancora oggi, in un certo senso, ne paghiamo le conseguenze. La Storia serve solo se non si dimentica.
L’arte russa possiede una interminabile quantità di capolavori che spesso noi occidentali non conosciamo abbastanza.
Grigory Sedov fu un pittore che frequentò l’accademia d’arte moscovita negli anni a metà dell’Ottocento. Si formò poi a Parigi, come moltissimi artisti russi dell’epoca. Iniziò ad esporre nel 1862 e divenne accademico nel 1870.
L’opera esposta, in stile storico-accademico, illustra la scena in cui lo Zar Ivan il Terribile osserva la sua bellissima giovane sesta moglie mentre dorme. La sventurata era sospettata dallo Zar di avere una relazione extra coniugale con il principe Devjatlov. Pertanto, nel 1577 fu costretta a farsi monaca, entrare in convento e, considerando con chi aveva a che fare, direi che le andò molto bene.
La scena allude al fatto che in un’opera letteraria che narrava la vicenda (Vasilisa Melent’eva di A.N. Ostrovskij), lo Zar sarebbe venuto a conoscenza della tresca ascoltando la moglie mentre sospirava nel sonno la sua relazione.
Il quadro rappresenta appunto la scena del vecchio Zar che ascolta i sussurri della bellissima donna. Una luce calda avvolge la stanza nella quale sommessamente entra, illuminando il sovrano e lasciando in una morbida penombra la giovane moglie.
La natura morta del tavolo con i preziosi hanno una pregevole qualità pittorica che evoca la pittura olandese del Seicento.
Grigory Sedov (1836-1884)
Lo Zar Ivan il Terribile ammira Vasilisa Melent’eva – Olio su tela – 1875 – Museo di Stato russo, Pietroburgo.
