Nel villaggio di Limestre
di Curzio Vivarelli
Villaggio di Limestre è una frazione tutta costituita di villini costruiti tra il 1932 ed il 1935 circa e destinati agli impiegati di livello più alto entro gli stabilimenti della Società Metallurgica Italiana, la Smi, industria la cui proprietà era degli eredi Orlando, armatori palermitani venuti al Nord dopo il 1860 e ricchissimi imprenditori, praticamente monopolisti, del metallo non ferrosi, leggi il rame, in Italia. Il ministro Orlando, l’ammiraglio Orlando, i cantieri Orlando a Livorno e la Odero Terni Orlando di La Spezia sono come dice il nome proprietà della vasta famiglia, imparentata oggi con i nomi delle più celebri casate fiorentine e milanesi.
Alla Smi di Limestre, due chilometri a valle di Gavinana Pistoiese si costruivano bossoli per le munizioni d’artiglieria.
I villini erano di stretta proprietà degli Orlando e solo pochi anni addietro, quando ormai l’astro della Smi s’era spento, vennero venduti ai fortunati che vi ci abitavano magari da pochi anni. Cercai di sapere, interrogando qualche raro passante entro il piccolo villaggio, se esistesse una qualche continuità parentale fra gli impiegati che vi si stabilirono negli anni trenta e gli attuali proprietari che riuscirono a riscattare il villino ma ne ebbi risposta vaga e piuttosto sul negativo.
Una scenetta simpatica fu quando arrivai ad un giardinetto di questi villini, tutti molto ben tenuti, e chiesi ad una donnina che spartiva sul tavolino la merenda a due bimbetti qualche notizia sul loro villino in senso storico e siccome la brava massaia proprio non se ne intendeva mi chiamò il consorte che uscì dal villino in mutande e con il mento coperto di schiuma facendosi la barba. Il capofamiglia mi disse che si ricordava d’aver letto sugli atti notarili della sua casetta la vaga data dell’anno 1931 ma oltre non rammentava molto. Probabilmente il trentuno era l’anno di assegnazione del suolo ma i villini sono da riportare al trentacinque circa visto lo stile assolutamente razionale e privo di qualsiasi ornamento retorico.
Sono però molto ben riusciti.
Qui il Littorio si è tacitato in senso retorico ma ha agito con un senso architettonico davvero ponderato: la traccia che esso lascia in altre mani è così armoniosa che non fu possibile adulterare nulla. I proprietari attuali dei villini tengono le loro abitazioni con estrema cura e non si prova qui in alcun modo il senso deprimente che si provava a Pistoia presso i palazzi littorii sbrindellati e fatiscenti.
Deduzione mia: il Littorio ebbe una perfetta percezione del paesaggio rurale e inserì in questo con talento i suoi edifici. Non fu così nelle città dove la retorica si espresse con modi reboanti.
