Memorie famigliari
di Maria Teresa Foà
Come ogni anno, oggi, 27 gennaio 2020….
QIo ricordo e mai mi stancherò di raccontare ai miei figli e poi ai miei nipoti e poi…..
Ragazzi….vi presento mio nonno, Ferruccio Foà, meglio Professore Ferruccio Foà, maestro di Enrico Fermi; di lui mi rimangono solo questa foto e le sue 4 lauree: ingegneria civile, scienze, matematica e fisica, attestate dai re Umberto I e Vittorio EmanueleIII. Siamo nel 1890/1903
Preside di un liceo,studioso e ricercatore si innamorò di Teresa una sua allieva, che attese sino al compimento della maturità. Si sposarono ed ebbero 4 figli: Bice, Dirce, Wanda e Ruggero……mio padre.
Ma lo stesso re che aveva firmato l’ultima laurea di mio nonno, firmò il Regio decreto legge del 5 settembre 1938 – che fissava «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista»:Benito Mussolini in qualità di capo del Governo e promulgati da Vittorio Emanuele III Alcuni degli scienziati e intellettuali ebrei colpiti dal provvedimento del 5 settembre (riguardante in special modo il mondo della scuola e dell’insegnamento) emigrano negli Stati Uniti.
Tra loro ricordiamo: Emilio Segrè, Achille Viterbi (padre di Andrea Viterbi), Bruno Pontecorvo, Bruno Rossi, Ugo Lombroso, Giorgio Levi Della Vida, Mario Castelnuovo-Tedesco, Camillo Artom, Ugo Fano, Roberto Fano, Salvatore Luria, Renzo Nissim, Piero Foà, Luigi Jacchia, Guido Fubini, Massimo Calabresi, Franco Modigliani. Altri troveranno rifugio in Gran Bretagna (Arnaldo Momigliano, Elio Nissim, Uberto Limentani, Guido Pontecorvo); in Palestina (Umberto Cassuto, Giulio Racah); o in Sud America (Carlo Foà, Amedeo Herlitzka, Beppo Levi). Con loro lasceranno l’Italia anche Enrico Fermi e Luigi Bogliolo, le cui mogli erano ebree.
Chi decide di rimanere in Italia è costretto ad abbandonare la cattedra. In un anno novantasei professori universitari, centotrentatré assistenti universitari, duecentosettantanove presidi e professori di scuola media, un centinaio di maestri elementari, duecento liberi docenti, duecento studenti universitari, mille studenti delle medie e quattromilaquattrocento delle elementari vennero scacciati dalle scuole pubbliche del Regno.
Roma 1930/1940 mio nonno e i suoi 4 figli furono esclusi dalla scuola, dall’università, dai luoghi pubblici; come Preside e come allievi,come studenti, come padre e come figli: furono loro negati il lavoro, lo studio, la vita passata, presente e futura……….erano ebrei.
A nulla servirono i tentativi di mia nonna, che ebrea non era, di battezzare di nascosto i figli: la loro razza era scritta nel nome e nella volontà di mio nonno di non lasciare la sua casa, la sua città…che veniva allora vissuta di notte, sui tetti, nelle cantine, nelle fughe di casa in casa, di via in via, di addio in addio….quando cominciarono a portarli via.
Paradossalmente, solo l’amore li salvò: un esponente di alto livello fascista si innamorò di mia zia Bice, la più grande, che del conservatorio dove studiava conservava solo il violino, che non poteva suonare…la musica segnalava presenze e persone. Lui li avvisava: “ Nascondetevi, stanotte arrivano!!!” “ Fuggite, andate là no là” Muovetevi come topi, la notte, sul filo della paura………….
E così si salvarono…la pelle, ma non l’anima. Mio nonno morì senza veder riscattato il suo nome, la sua vita, il suo lavoro. Mia nonna poco dopo lo seguì. Mio padre, le zie hanno ricominciato………a lavorare; nulla c’era più del passato se non quel lento e silenzioso riprendersi la vita, cautamente, con il passo guardingo,ma la forte ed inesauribile volontà di raccontare, di dire siamo noi quelli: “portate fieri il nostro nome, la nostra storia ai vostri figli, ai vostri nipoti…a voi.”
