Max Frey

di Gian Ruggero Manzoni

Molto ma molto particolari (alcune tra il Kitsch e il Fumetto) sono le opere su legno, tela e carta del pittore e illustratore simbolista e visionario tedesco MAX FREY (1874 – 1944). Egli nacque a Mühlburg, vicino a Karlsruhe, in una famiglia di commercianti agiati e studiò dal 1893 al 1903 all’Accademia di Belle Arti di Karlsruhe, lavorando, per alcuni periodi, anche quale pittore di teatro a Berlino e Mannheim, quindi si trasferì a Francoforte nel 1904, dove sposò la figlia di un ricco industriale, e, successivamente, nel 1906, prese casa a Dresda. Nel 1907 divenne insegnante di disegno e pittura presso l’Accademia delle Arti e dei Mestieri di quella città. Fu membro fondatore del gruppo di artisti detto “Grün-Weiß” e del “Dresdner Künstlergruppe 1913”. Nel 1914 venne chiamato alle armi a seguito dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma, ben presto, causa crisi nervose dovute allo stress da combattimento e da trincea, fu esonerato dal servizio. Negli anni successivi soffrì di frequenti incubi notturni e divenne per lui una fissazione che i dinosauri avessero abitato il nostro pianeta prima degli esseri umani, e poi si fossero estinti, sovvertendo ciò che si dice nella Bibbia, nonché, altro assillo, fu che gli uomini potessero avere avuto origini acquatiche. Nel corso degli anni 1920 e 1930 fu un esponente della “Neue Sachlichkeit” (Nuova oggettività), ma, soprattutto, del Realismo Magico. Nel 1934, “sollecitato” dai nazisti, si ritirò a Bad Harzburg, una folcloristica cittadina della Bassa Sassonia posta a circa 200 km da Dresda, là dove andò ad abitare in uno stabile regalatogli dalla prima moglie, cedutogli pur di avere da lui il divorzio. In esso si stabilì con una sua ex allieva, Editha von Froebel, la quale era notevolmente più giovane di Max … ragazza che poi sposò e da cui, alcuni anni prima, aveva avuto un figlio. Frey, ovviamente considerato dai nazisti un “degenerato” quale artista e un “fragile di mente” quale uomo, morì l’11 marzo 1944. Fu sepolto nel cimitero del quartiere Tolkewitz di Dresda, dove, ancora, lo si può andare a trovare essendo, la sua tomba, miracolosamente rimasta illesa durante il criminale bombardamento continuo, e a tappeto, anglo-americano, iniziato il 13 febbraio 1945 e conclusosi, senza alcuna interruzione, tre giorni dopo, finito il quale i morti civili tedeschi (donne, vecchi e bambini) furono oltre 135.000.

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