L’uso politico della storia

di Angelo d’Orsi
Sta circolando, ormai da un paio di giorni, ma non posso tacere su questo manifesto, promosso dalla Regione Piemonte (con la complicità del “Circolo dei Lettori”, che è una sua emanazione con parvenza di autonomia), gestita da una giunta di “centrodestra”. Siamo di nuovo nell’imminenza del 10 febbraio, giorno che fu decretato, ormai quasi vent’anni or sono, da uno dei Governi Berlusconi, come dedicato alle vittime dell’Esodo e delle “foibe”, con tanto di legge istitutiva (30 marzo 2004) e voto quasi unanime del Parlamento.
Legge sciagurata, sul piano politico, errata sul piano storico, discutibile sul piano morale. Un favore alla destra, un’offesa alla verità, e non certo un risarcimento per quegli italiani abitanti nelle terre del Confine Orientale, costretti a lasciare, in fretta e furia, drammaticamente, le loro case e i loro beni, alla fine della guerra. La legge, e il suo utilizzo politico-mediatico ha immediatamente lasciato al loro destino quella popolazione finita nel tritacarne della guerra e delle nuove spartizioni geopolitiche del mondo; lasciata cadere insomma, immediatamente, la memoria dell’Esodo, la narrazione pubblica si è concentrata sul tema “foibe”, diventata un possente mezzo di costruzione di senso comune, in una certa direzione: l’anticomunismo, e alle sue spalle l’anti-antifascismo. Le foibe sono diventate il cavallo di battaglia della destra più becera, spesso con la connivenza delle autorità, basata sull’ignoranza dei fatti storici, e un certo lassismo etico-politico, che ha finito per coinvolgere talvolta anche istituzioni nobili come l’ANPI e forze di Centrosinistra, impegnate in difficili equilibrismi politici.
Ma nessuno per quanto aperto al dialogo a destra (un dialogo per quanto mi riguarda impossibile politicamente e inammissibile dal punto di vista della fedeltà alla Costituzione Repubblicana), nessuno, si era spinto a una forma di propaganda così rozza, così volgare, così fuorviante come il manifesto della Regione Piemonte. Aspettando che il gruppo intellettuale che gestisce il “Circolo dei Lettori” si dissoci, colgo l’occasione, una volta espresso tutto il raccapriccio estetico e il disgusto politico per questo manifesto (di cui aneliamo conoscere gli autori), per sottolineare che la storia è una scienza idiografica, ossia che invita a distinguere, ad analizzare singolarmente, e che dunque non si può accettare il leitmotiv “sono tutti uguali” perché così non è. Un obbrobrio come questo un’Amministrazione di Centrosinistra non lo avrebbe mai consentito, voglio credere. E aggiungo un’altra nota: quella parte di sinistra “radicale” e comunista che ritiene che il fascismo sia una favola inventata dal PD, una classica “arma di distrazione di massa”, si sbaglia. Il fascismo è una realtà, nelle sue varie forme, a cominciare da quelle canoniche, come questo manifesto.
Infine: quando sentiamo parlare della necessità di chiudere i conti col passato, e di arrivare a una “memoria condivisa”, dobbiamo mettere la mano non sul revolver, ma sui libri, i libri di storia, sola vera barricata contro queste scempiaggini disoneste e pericolose che hanno sempre un fine politico e mai conoscitivo.
Questo manifesto, già nella sua forma grafica, dice tutto; e implicitamente ci incita a serrare i ranghi a sinistra, sapendo che: 1) il fascismo non è mai morto, nel nostro Paese; 2) la destra, più in generale, è diventata egemone; 3) l’uno e l’altra si combattono non soltanto scendendo in piazza, ma studiando e facendo formazione e informazione, per insegnare ai più giovani le verità del passato e ai meno giovani a contrastare le menzogne spudorate del revisionismo, giunto, pressoché incontrastato, alla sua forma estrema del “rovescismo”.
E’ quello che cerco di fare (e nei prossime settimane ho in programma un tour in diverse località proprio su queste tematiche), è quello che tutti coloro che sono in grado e disponibili, dovrebbero fare.
Chiudo in forma di slogan: Fare barricata contro il revisionismo, subito!