L’oculato Luigi Vanvitelli
di Nando Astarita
VANVITELLI SPARAGNINO E LA REAL FABBRICA DI MAIOLICHE DI CASERTA
Un carretto, trainato da un asino, si fermò davanti ad un palazzo nello slargo della Santella. Due uomini scaricarono, con molta precauzione, alcune casse e le portarono fin su, nell’appartamento dove abitava l’architetto Luigi Vanvitelli.
Contenevano 84 tondini bianchi, 6 mezzani, due marmitte con suo piatto, 4 insalatiere, 7 salierine. Insomma, un servizio da tavola, tutto bianco, che era stato acquistato dall’architetto per solo 4,95 ducati, perché di scarto, presso la fabbrica casertana di maioliche.
Già, perché era accaduto che, con l’inizio dei lavori per la costruzione della reggia di Caserta, re Carlo e la regina Amalia, cominciarono a soggiornare, sempre più spesso, nel cinquecentesco palazzo degli Acquaviva che, pur trascurato dai Caetani, ultimi proprietari, conservava ancora molto del suo splendore.
Ovviamente, i sovrani venivano a Caserta con ampio seguito di corte e, spesso, anche di ospiti stranieri.
Quindi, tutto quanto serviva, al soggiorno ed ai banchetti, per tante persone, veniva portato, e riportato, da Napoli e, tra questo, anche un gran quantitativo di stoviglie in porcellana. Però, quando ci si accorse che un gran numero di quest’ultime veniva perduto, per i danni da tali continui trasporti, si decise d’impiantare, una fabbrica , per la loro produzione, accanto alle fornaci che Vanvitelli aveva intanto già fatto approntare per produrre mattoni e tutto quanto altro necessario alla costruzione del palazzo.
Così, dal 1753, a Caserta, fu attiva una Real Fabbrica di maioliche per produrre piatti, baciletti da mano, insalatiere, zuppiere, coppe e poi bacili da barba, brocche e vasi di comodità e finanche “reggiole”. Insomma tutto quanto necessario per i banchetti e i soggiorni reali. E, per avere ottimi prodotti, erano stati fatti venire specialisti da Napoli e da Cerreto, sotto la guida del famoso capomastro faenzaro Gennaro Chiaiese. Questa Fabbrica si trovava in fondo alla via di San Carlo, di fronte alla piccola Chiesa di S. Carlo e S. Eugenio, poi detta di Montevergine, fatta costruire,nel ‘600, da Carlo Acquaviva.
Infatti, le finestre della fabbrica affacciavano proprio sullo spiazzo dove via San Carlo formava una forcina, proseguendo a destra, verso Falciano e a sinistra proseguendo con una lunga strada, verso Maddaloni.
Perciò, in quello spiazzo, era tutto un andirivieni di carri che portavano le materie prime per mattoni e quelle per le maioliche, come piombo, terra gialla di Gaeta, antimonio e verderame ed altro. Poi, altri carri, portavano via quanto prodotto dalla fabbrica. Con tanto traffico, era , quindi, anche un gran vociare di carrettieri e di lavoranti, oltre a tanto rumore per zoccoli di cavalli e ruote di carri.
La fabbrica, che occupava una vasta area, era costituita, oltre che da otto fornaci, da due ampi casini, orientati a perpendicolo tra di loro, ciascuno con pianterreno, piano mezzano e piano superiore, dove abitavano i lavoranti.
Grazie alla maestria dei lavoranti, le maioliche prodotte, erano di qualità eccellente e di gran gusto, con gran soddisfazione della regina che amava molto banchettare con il più fine vasellame. Ciò malgrado, questa fabbrica fu chiusa già nel 1756, per la sua passività di oltre 1900 ducati, causata anche da un grave incendio che aveva distrutto buona parte delle fornaci. I suoi edifici, dopo un riadattamento, ordinato dal ministro Tanucci a Vanvitelli, furono utilizzati prima per la scuderia ” La Regalata” e, successivamente, per le Guardie del Corpo del Re. Di seguito, per la comodità degli alloggi e delle stalle, ospitò i corpi di Cavalleria di stanza a Caserta e prese quindi il nome di ” Quartiere di San Carlino” e mantenne questa destinazione per molti anni alimentando anche la proficua attività di un casino che si era impiantato a due passi dalla chiesetta. Nel 1953, il “quartiere ” fu demolito, per costruire moderni alloggi per le famiglie dei militari di stanza a Caserta.
