Lo schiaffo di Caserta
di Nando Astarita
Lo schiaffo di Caserta.
Se nel 1303 gli anagnesi, in un moto di solidarietà ed orgoglio civico, seppero reagire all’oltraggio subìto dal loro concittadino Papa Bonifacio VIII ad opera di Giacomo “Sciarra” Colonna e del francese Guglielmo di Nogaret, non pare proprio che nel 2022 i casertani sapranno e vorranno imitarli per quanto riguarda lo “schiaffo” subìto dal sindaco di Caserta ( per conto di tutta la città) ad opera della direttrice della Reggia col dirottamento ad Ancona di un convegno internazionale già previsto a Caserta.
Ricostruiamo la storia.
Dopo che, ai primi del 2021, segnalammo al “distratto” Comune di Caserta che la Reggia era già partita in solitaria per organizzare le celebrazioni nel 2023 per il 250º della morte di Vanvitelli, lo stesso ottenne fortunosamente dalla Reggia di essere coinvolto in tali attività organizzative e quindi i relativi eventi sarebbero apparsi “cofirmati “ dai due enti per quanto la Reggia avrebbe solidamente mantenuto la leadership dell’evento celebrativo ed relativo portafogli.
Ma in realtà, da quel momento, un po’ per scarsità finanziaria e molto per scarsità di capacità progettuale e di volontà organizzativa, il ruolo del Comune nelle attività di programmazione di tali celebrazioni è stato pressoché nullo, insomma una comparsata muta.
Tuttavia, tale assenza del Comune, per quanto censurabile, non giustifica affatto quanto deciso dalla direttrice della reggia riguardo il convegno in discorso.
Infatti, dopo che in un primo momento, era stata prevista come sede naturale dello stesso la Reggia di Caserta, la direttrice improvvisamente decide, in assoluta autonomia, che il Convegno non si terrà più nella cornice della più straordinaria creazione architettonica di Vanvitelli ma nel Lazzaretto di Ancona e quindi, a tal fine, stipula un accordo con la Regione Marche che, possiamo immaginare, avrà accolto con molta gratitudine l’inaspettata opportunità.
Ora, al di là delle fantasiose motivazioni addotte tipo “valorizzazione partecipata” ( che potrebbe realizzarsi anche autonomamente da parte di chicchessia ed ovunque ) la motivazione che sembrerebbe più realistica è che la direttrice, nel presupposto che il Conune di Caserta non avesse disponibilità finanziarie, non disponendo dei fondi che le sarebbero derivati dalla sua proposta di costituzione di un Comitato Nazionale ( fino ad oggi non approvato dal MiC ) ha quindi bussato alle casse della Regione Marche ben lieta di fornire i fondi necessari.
Ma se la questione fosse stata solo questa di di procurarsi i fondi, verrebbe spontaneo porsi alcune domande:
a) Il Conune di Caserta è stato comunque compulsato a tal riguardo prima di siglare l’accordo con la regione a arche? ( Ci risulta di NO.)
b) Laddove fosse stato dato per scontato oltre a la indisponibilità finanziaria del Comune di Caserta anche la sua incapacità a reperire sponsor in grado di fornire i fondi necessari, per caso la direttrice della Reggia ha provato a bussare alle casse della locale Camera di Commercio, dell’Unione Industriali o di eventuali imprese con le quali intrattiene rapporti vario titolo?
c) E sopratutto ha provato a bussare alla cassa della Regione Campania che resta pur sempre competente per il territorio di riferimento della Reggia?
In sintesi ci si chiede se sono stati fatti davvero seri e doverosi tentativi di reperire i fondi in loco prima di stipulare con la Regione Marche quell’accordo nel marzo scorso che poi, chissà perché, è stato reso pubblico solo il 14 agosto.
E , a tal proposito, è peraltro significativo che, a quanto pare, solo ad accordo già concluso per tenere il convegno ad Ancona tale decisione è stata comunicata al Comune per il tramite dell’assessore alla Cultura che, questo punto, non avrà potuto ( o voluto) far altro che attenersi al classico “prendi, pesa, incarta e porta a casa” dei soccombenti.
Orbene, portata a “casa”, alias al Comune, la novità del “dirottamento “ c’è stato, per caso, qualche immediata reazione allo “schiaffo” subìto?
Ancora una volta la risposta sembrerebbe NO considerato che solo oggi, cioè in seguito alla nostra denuncia , ci sarebbero stati timidi segni di reazione.
Ed allora, escludendo che si sia trattato dell’attenersi al cristiano “ porgere l’altra guancia”, dobbiamo forse ipotizzare che , in tutt’altre faccende affaccendati, a Palazzo Castrobignano tutto quanto accaduto non interessava affatto non riuscendo forse a coglierne gli effetti dannosi?
Ebbene tutto lo lascia supporre visto che finora non si registrano segnali di una determinata e dignitosa reazione sia pure ad ad effetto ritardato.
Ed allora quale l’amara morale da tutto ciò?
La direttrice della Reggia, per quanto solita prendere decisioni in assoluta ed insindacabile autonomia nel suo temporaneo “regno” casertano, nel realizzare come sopra detto la sua volontà di tenere quel Convegno internazionale nelle Marche ha dimostrato di non aver in alcuna considerazione i cittadini ( e i loro rappresentati politici) del territorio di riferimento del Museo che dirige e ciò malgrado quanto previsto dallo Statuto della Reggia (…contribuisce allo sviluppo economico, culturale e civile del territorio …..si offre come piattaforma per la crescita delle imprese e delle associazioni che vi operano…) e dal suo risuolo ( assicura una stretta relazione col territorio).
Ma anche se la sua gestione assolutista non trova alcun impedimento in ambito Reggia i cittadini casertani e sopratutto gli esponenti del mondo culturale, imprenditoriale ed associativo locale avrebbero dovuto far sentire forte e chiara la voce del loro responsabile e legittimo dissenso, e ciò a prescindere dal silenzio istituzionale, per una decisione che appare non solo immotivata culturalmente ma anche sbagliata gestionalmente in quanto costituisce una mancata occasione di “visibilità” internazionale oltre che della Reggia stessa anche della città provocando e quindi una concreta mancata occasione di ritorni finanziari che sarebbero stati davvero necessari per per l’asfittica economia del nostro territorio .
Al riguardo sarà il caso di ricordare che l’attività congressistica è stata più volte indicata come vitale opportunità di sviluppo e conico in un territorio, come il nostro, privo di un articolato e vivace tessuto industriale e, guarda caso, il Lazzaretto di Ancona è spesso utilizzato proprio per tale attività.
In conclusione, la mancata reazione a qualsiasi livello, allo “schiaffo” subìto e la sua superficiale valutazione non è dunque solo questione di antica attitudine alla rassegnazione di fronte qualsiasi “offensiva” da terzi ma anche e sopratutto una conclamata, autolesionistica incapacità a cogliere le pur rare opportunità di crescita che ci si presentano.

Non mi sorprende l’inettitudine dell’amministrazione locale, ne’ l’autoritarismo decisionale. Ricordo a tutti che qqualche anno fa ho proposto al Comune la creazione di un Centro di ricerca e sviluppo collocato al Belvedere, con connessioni di tipo internazionale, oltre ad un Osservatorio territoriale, il tutto per un rilancio fattivo del territorio casertano, tutto oscurato dall’inettitudine e dal disinteresse. La Reggia si colloca in quel buco nero del nulla, che, chii l’amministra, non sa riempire, con buona pace dei distratti amministratori!