Limone sul Garda
di Curzio Vivarelli
Sole smagliante sull’ultimo dì passato a Limone sul Garda: sul primo pomeriggio girai per il lungolago e per le stradine in maniche corte.
Il paese è una sorta di pura rappresentazione anticlassica. Non so proprio se per di qui sia passato da turista il dottor Gottfried Benn proveniente da Berlino: egli avrebbe qui trovato la traduzione architettonica perfetta del contrario espresso nel suo “Dorische Welt”.
Potrei stilare una tabella così fatta:
Atene-Firenze-Berlino. Limone sul Garda
Classicità. Anticlassicità
Tempio. Limonaia
Stili dorico e tuscanico. Pilastrini retici
Antropomorfismo divino. Epifania botanica
Concezione dello stato. Convivenza silente
Filosofia e arti. Cura degli agrumeti
E via di seguito.
È proprio un luogo singolare dove gente riservata viene plasmata lungo le generazioni dal paesaggio di monti duri fra i quali è infossato un fiordo nordico tradotto nel meridione degli agrumeti e del caldo: si è avverato qui il precetto nietzschiano di cercare il Nord nel Sud ed il Sud nel Nord. Di lasciar dietro di sé tutte le convinzioni avendone sperimentate il maggior numero possibile.
Sugli usci delle case s’è diffuso il costume estetico che quasi versa nel puerile di stuccare sulla chiave di volta dell’arco oppure sopra la targhetta che reca il tasto del campanello elettrico con i nomi dei casigliani una mattonella che abbia ben rilevati l’agrume che sembra dare il nome al paese con due o tre belle foglie di contorno e se possibile anche un rametto. Nei casi meglio riusciti queste mattonelle in ceramica dai vivi colori giallo verde e bruno risaltano alquanto sulle facciate grigie od ocra delle case perennemente in penombra lungo le strette stradine dell’abitato.
Peraltro è ben noto che il toponimo del paese nulla ha a che fare con l’aspro frutto delle spremute ma ha origini incerte oltre che molto antiche.
Ho dato un’occhiata alle liste dei piatti appese sulle soglie dei numerosi ristoranti; molti ora sono chiusi per fine stagione. Mi ha favorevolmente disposto il fatto che vengono proposti piatti di tradizione locale con prodotti del lago, siano essi d’acqua o di campo. Ho saputo dalla donnina che abita all’ ultima porta in alto sulla scalinata che sale alla chiesina delle limonaie che in paese vi è un ristorante rinomatissimo, di gran classe e noto presso il turismo straniero che qui è di miglior qualità rispetto agli altri paesi gardesani e consta quasi completamente di tedeschi, scandinavi, francesi, austriaci e svizzeri.
Non ho annotato i nomi dei piatti perché non me ne intendo: solo ho visto dappertutto nominati il coregone, il lavarello, le trote e le aole di lago. Dei formaggi v’era scritto ch’essi vengono dai pascoli di Tremosine, dalla val di Ledro, dal Tignale. Dovrebbero esser molto buoni anche se rustici.
La dottrina dello stato: non perdo di vista le mie riflessioni pur dilettantesche che siano: qui lo stato in quanto dottrina pare scomparso e non è che se ne senta tanta nostalgia. Non essendo possibili architetture monumentali o oppressive perché vi sono le rocce ad ammonire sull’unica ultima autorità del luogo sparisce almeno in forma visiva lo stato. Su di un cantuccio della piccola palazzina comunale, ho riguardato la targa con sovrincisi i nomi dei caduti nelle guerre patrie: era deprimente nella sua lunghezza la lista dei nomi della strage iniziata nel maggio del 1915 ma era limitata a soli quattro nomi la lista dei caduti dell’altra strage. Erano tutti caduti in Russia.
Chissà che impressioni ne avrebbe riportato il medico Benn se fosse stato per qualche giorno villeggiante in questo paesino: il poeta del D-Zug Brandeburg-Berlin o delle dieci partorienti in attesa nello sciatto ospedale berlinese non avrebbe qui perso il suo tremendo scetticismo. Ma si sarebbe appassionato alla strana atmosfera che qui ispirano acque rupi e limonaie e forse avrebbe scritto un saggio di poche righe: “Retische Welt” a guisa di opportuno contrappunto al suo e celebrato “Dorische Welt”.
Sono stato purtroppo in digiuno musicale ma forse ciò non fu del tutto negativo: che musica ascoltare a Limone, magari nella solitudine d’una camera notturna guardando dai vetri il lago e le lontane luci di Torbole e Tempesta? Credo di poter rispondere, almeno a me stesso, a colpo sicuro: le ultime tre sinfonie di Anton Bruckner.
