Lidia Gallico

di Alessandro Vivanti

È mancata una delle ultime testimoni mantovane della Shoah, Lidia Gallico, cugina del compositore e musicista Claudio Gallico di Mantova, compagno di giochi, scuola e studi, e ritrovato durante la fuga in Svizzera da mio papà.

GAZZETTA DI MANTOVA

Mantova: addio Lidia Gallico, la bambina che sfuggì alla deportazione
di Gilberto Scuderi

Nata a Mantova nel 1932, Lidia Gallico è morta mercoledì 14 giugno. Laureata in lingua straniere alla Bocconi di Milano, per molti anni insegnò inglese nella scuole medie mantovane, in città alla Alberti e alla Bertazzolo, e a Marmirolo.

Nel 2016 aveva pubblicato da Gilgamesh – in edizione curata da Maria Bacchi – il libro “Una bambina in fuga. Diari e lettere di un’ebrea mantovana al tempo della Shoah”, una memoria adulta di un’infanzia vissuta nel periodo delle leggi razziali e dell’olocausto, insieme a scritti prodotti subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Materiali che costituiscono fonti straordinarie per comprendere la resistenza di una bambina di fronte al dolore della persecuzione razziale e dell’esilio.

In uno scritto della fine degli anni Ottanta, Lidia Gallico ripercorreva la sua infanzia negli anni delle leggi razziali – aveva sei anni quando furono promulgate – e la sua fuga in Svizzera, avvenuta entrando a Chiasso nel gennaio 1944, quando aveva undici anni per sfuggire alla deportazione; quindi l’esperienza del campo profughi, l’accoglienza in un collegio di suore, la separazione dai genitori e infine il rientro a casa nell’estate del 1945.

A questa testimonianza, nel 2016 aggiungeva il “diarietto comune” tenuto durante il soggiorno nel collegio svizzero e subito dopo il ritorno a Mantova, e le lettere scritte dalla Svizzera ai genitori. Sulla strada per la Svizzera i Gallico trovarono un primo rifugio ad Albino, nella Bergamasca, presso la famiglia Nicoli, alcuni anni fa nominati Giusti tra le Nazioni proprio su richiesta di Lidia, che era cugina del professor Claudio Gallico, anch’egli rifugiato con la famiglia in Svizzera.

A salutarla le figlie Eleonora, Cecilia e Lorenza, che nel necrologio che pubblichiamo oggi sulla Gazzetta definiscono la made “Cittadina del mondo cittadina onoraria di Albino”.

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