L’identità del PD

di Salvatore Prisco

Il PD deve interrogarsi sulla sua identità: se fosse stato un partito davvero di sinistra, il Movimento Cinque Stelle non sarebbe mai nato. Ora bisogna ricostruire la sinistra profondamente: non parlando a Conte e ai suoi eletti, ma agli elettori che hanno espresso i bisogni intercettati da loro (e dai meloniani, ammettiamolo senza paraocchi) e ai troppi astenuti, che non sono colpevoli di nulla: se la politica non convince (nonostante l’ampia offerta, da destra a sinistra), la responsabilità non è di chi non si è convinto, ma di chi non ha saputo avvincere teste e cuori. Come fece Mao, bisogna adesso “sparare sul quartier generale”: nuovi possibili dirigenti ce ne sono, da Amendola a Barca e a Cuperlo, da Orlando a Provenzano, da Schlein a Speranza. Evitiamo una segreteria Bonaccini, un leghista soft. Variamo un programma che ascolti i bisogni popolari, usciamo dal centro delle città e torniamo tra la gente comune, riaprendo le sezioni, facciamo un bagno di umiltà.

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