Letture di Federico Smidile #1
di Federico Smidile
Joseph Conrad, Cuore di tenebra
T.S. Eliot, Assassinio nella cattedrale
Due libri molto diversi ma che hanno entrambi a che fare con il clima “virginiano” (di Virginia Woolf), essendo il primo fonte di ispirazione per il pensiero e la scrittura di Virginia ed il secondo un frequentatore assiduo ed importante della casa editrice degli Woolf. Conrad, che non amo particolarmente, scrive un romanzo breve faticoso come il viaggio nella terribile, “selvaggia” Africa violata dai bianchi. Lo scrittore polacco naturalizzato inglese non manca di sottolineare la barbarie di coloro che “volevano portare la civiltà”, in questo caso i belgi in Congo. Ma il libro non è tanto una denuncia del colonialismo (siamo nel 1902, un po’ presto forse), e nemmeno sembra voler mostrare la tenebrosità dei luoghi narrati. Il cuore di tenebra è quello dell’uomo, presunto civilizzato, che distrugge fuori e dentro di sé e che, al tempo stesso, riesce a leggere la propria anima provandone un orrore che uccide. Eliot, invece, usa uno strumento piuttosto desueto per illustrare la sua visione del mondo. Siamo di fronte ad un poema, ad una piéce teatrale, religiosa, che ricalca i modelli delle tragedie greche e di Shakespeare per narrare lo scontro tra il potere politico puro e quello “spirituale”. Nel 1935, quando l’opera viene pubblicata, Eliot si sta convertendo al cattolicesimo e, quindi, la figura dell’Arcivescovo di Canterbury Becket, fatto uccidere nella cattedrale di Canterbury dal re Enrico II nel 1170, ha certo il valore del martire della fede, ma al tempo stesso fa pensare sia al potere che senza morale, sia essa religiosa o meno, giustifica se stesso consentendosi qualunque nefandezza e non soffrendo opposizioni, ma anche alla vanità di certi martiri che preferiscono “morire” piuttosto che affrontare la realtà cercando di cambiarla.
Due libri, quindi, densi e pensosi nonostante siano piccolissimi e che trovo molto attuali oggi.
