Lettera aperta agli storici
di Saverio W. PECHAR
Mi vedo costretto dagli eventi ad intervenire in questa sede, cosa che non avevo mai fatto in precedenza (se non per motivi “tecnici”), per chiarire alcune questioni. Da due giorni è in atto un conflitto tra due Stati europei, avvenimento molto grave da tutti i punti di vista. Dato che però il mestiere di storico differisce sensibilmente da quello di giornalista, sarebbe a mio avviso auspicabile attendere non dico 20 anni prima di esprimere dei giudizi, però neanche 20 ore. Sono invece stato costretto ad assistere allo spettacolo, che considero letteralmente osceno, della mailing list della SISSCo (nata, suppongo, per scopi meno squallidi) che si fa grancassa della più becera propaganda bellica del regime ucraino, vale a dire di una delle parti in causa. Dopo otto anni di guerra, tutti sanno (o perlomeno tutti dovrebbero sapere) che a febbraio del 2014 a Kiev ha avuto luogo un colpo di stato che ha abbattuto il governo legale del Paese e lo ha sostituito con un esecutivo dalle aperte simpatie naziste: le foto dei membri del battaglione Azov complete di svastiche e saluti romani sono fin troppo eloquenti, e ormai le conoscono anche i sassi. Tutti sanno che il 2 maggio 2014 a Odessa ha avuto luogo un vero e proprio pogrom antirusso con un numero imprecisato di vittime, bastonate a morte, strangolate o arse vive. Tutti sanno (tranne a quanto pare alcuni membri di questa mailing list, che sembrano vivere su un altro pianeta. Forse il pianeta Langley?) che il Donbass è sottoposto da otto anni ad incessanti bombardamenti che prendono di mira quasi esclusivamente la popolazione civile. Tutti sanno che non vi è nulla di democratico nelle elezioni ucraine, dato che le forze di opposizione sono state di fatto messe fuorilegge. Tutti sanno che da otto anni l’Ucraina ha perso qualsiasi sovranità per diventare un docile strumento degli Stati Uniti d’America. Tutti sanno che la Russia ha patrocinato gli accordi di Minsk, favorevolissimi all’Ucraina, e che quest’ultima si è pervicacemente rifiutata di rispettarli. Tutti sanno che da 10 giorni il Donbass è sotto attacco da parte dell’esercito ucraino, e che senza l’intervento russo i suoi abitanti sarebbero stati massacrati come lo furono i serbi di Krajina nel 1995, anche allora con la complicità dell’occidente. Tutto ciò, naturalmente, non giustifica nulla, è solo un dato di fatto che non si può ignorare se non in malafede. La Russia persegue i suoi interessi, come gli Stati Uniti, la Turchia, la Cina, l’india o qualsiasi altro Stato. La guerra va sempre condannata, non solo quando fa comodo ai propri interessi o ai propri padroni. L’imbarazzante retorica dei “70 anni di pace” rimuove la vergogna della distruzione della Serbia nel 1999, come se non fosse mai avvenuta (per non parlare di teatri extraeuropei come la Somalia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria, lo Yemen). O si condanna la guerra sempre e comunque, o da storici ci si astiene dal dare giudizi precipitosi su vicende ancora in divenire, oppure è meglio, molto meglio tacere.