Le origini del fascismo a Ravenna

di Eugenio Fusignani
Cento anni fa, esattamente il 12/9/1921, tremila fascisti provenienti da Bologna e Ferrara, comandati da Dino Grandi, Baroncini e Italo Balbo, fecero la prima “marcia su Ravenna”, proprio in occasione del sesto centenario della morte di Dante.
Vi fu l’assalto a Circoli socialisti, alla Camera del Lavoro ed alla Federazione delle Cooperative e fu la prova generale per la successiva “Marcia su Roma”. Soprattutto fu la prova generale dei riti paramilitari e delle tattiche squadriste che, di lì a poco, divennero, ahimè, tristemente note. Quel giorno, le camicie nere assaltarono la Camera del lavoro di piazza Marsala e varie sedi di partiti e di cooperative, saccheggiando negozi, bastonando e insultando alcuni sacerdoti (incluso monsignor Celso Costantini, delegato apostolico a Fiume).
Oltre a Balbo, i comandanti della spedizione furono Caradonna, Grandi e Misuri. Lo squadrismo del 1921, quindi, non fu solo una fase di cieca violenza contro i ‘rossi’ in genere, ma un’operazione ben definita e ragionata volta a colpire il nemico nei punti nevralgici. Già in precedenza c’erano stati alcuni danneggiamenti di spacci di consumo o minacce proferite all’insegna di presidenti e di consiglieri di alcune società iscritte alla Lega delle cooperative, ma si era trattato di episodi circoscritti e dopotutto di lieve entità.
Invece, in questa occasione, si vollero dimostrare pubblicamente la forza e le finalità dei camerati. E poco importa se, a fronte dello spiegamento di camice nere, gli episodi di violenza furono sostanzialmente contenuti; il dado del fascismo era tratto e il solco dello squadrismo tracciato.
Ricordare significa conoscere, e conoscere la storia serve ad evitare di ripetere gli stessi errori. Per dirla con Cicerone, “historia magistra vitae“.