Le ‘foibe’ (e chi ne fu vittima) non si meritano risse da osteria

di Brunello Mantelli
Montanari ha fatto quello che nel gergo della Marina borbonica si chiamava “ammuina”, mettendo in un sol fascio cose totalmente diverse l’una dall’altra. Non comprendo perché occorra di fatto essere subalterni alla destra (polemizzare con qualcuno senza contrapporvi un’altra, più ampia lettura dei fatti significa riconoscergli l’egemonia).
Gli eventi drammatici intervenuti al confine orientale tra il 1943 ed il 1946/47 non sono spiegabili semplicemente come “odio slavo-comunista verso gli italiani – rectius: italofoni”, come tende a fare la destra, né come mera “reazione popolare verso le atrocità commesse in terra jugoslava dall’Italia monarchico-fascista protagonista dell’aggressione avviatasi militarmente il 6 aprile 1941, preceduta dalle politiche snazionalizzatrici verso le minoranze slavofone dal 1922 in poi”, come tende a sostenere una sinistra tanto beotamente ideologizzata quanto ignorante gli eventi concreti. Ciò che è accaduto è più complesso, occorre rendersi conto di “was ist eigentlich gewesen“, e poi ragionarci. Questa semplice operazione non appaiono in grado di farla né la destra, né la sinistra, in preda entrambe alle proprio apparentemente contrapposte ma in realtà speculari ubriacature ideologiche.
La questione vera è che il PCJ (poi Lega dei Comunisti) era (prima della successiva rottura con l’URSS di Stalin) uno dei più stalinisti del Komintern e da un lato non intendeva dividere il potere conquistato nella (più che giustificata!) lotta partigiana con nessuna forza altrettanto antifascista ma non comunista, dall’altro, in particolare dal 1944 in poi, trovandosi in minoranza in terra slovena, fece proprio l’acceso nazionalismo di forze politiche conservatrici locali.
Da lì la persecuzione (e e spesso l’eliminazione fisica!) sia di potenziali oppositori (antifascisti non comunisti, italofoni o slavofoni non importa; iI nome di Angelo Adam dovrebbe, credo, dire qualcosa. Spesso i veri fascisti manco vennero toccati, perché ormai politicamente insignificanti), sia la spinta all’espulsione della componente italofona dalle zone di confine.
Attribuire la responsabilità solo ed unicamente alla politica di aggressione e snazionalizzazione del fascismo (che va ovviamente condannata nel modo più netto) è funzionalismo da osteria. Nelle vicende storiche le questioni sono sempre più complesse che negli schemini ideologici, cosa di cui un accademico come TM dovrebbe essere ben consapevole