L’arte di Christian Krohg

di Gian Ruggero Manzoni
CHRISTIAN KROHG (Vestre Aker 1852 – Oslo 1925), uomo corpulento e forte, di famiglia benestante (ma lui vicino agli ideali socialisti), laureato in Legge, è stato un pittore e uno scrittore norvegese di somma potenza, importanza e bravura. Studiò arte in Germania, a Karlsruhe e a Berlino, dove conobbe e frequentò lo scultore Max Klinger, ma decisiva, per il suo orientamento, fu la conoscenza degli Impressionisti, a Parigi, città in cui dimorò nel 1881 e ’82; e dell’Impressionismo poi si fece porta voce in patria. Sempre in Francia divenne il leader della “colonia” dei bohémien norvegesi là dimoranti. Egli riteneva che scrivere fosse importante quanto scolpire o operare di pennello e che l’attenzione dell’artista dovesse essere rivolta all’esistenza nel modo in cui veniva percepita dagli individui, soprattutto da quelli delle classi più basse. Dipinse paesaggi e numerosi ritratti. Noti i soggetti drammatico-realisti di vita quotidiana come: “Ragazza malata” (1880); “Attenzione” (1884); “Albertine nella sala d’attesa del medico della polizia” (1886-87), tutti conservati a Oslo alla Nasjonal Galleriet. Nel romanzo “Albertine” (1886) affrontò il tema della prostituzione, provocando scandalo e attirandosi una condanna. Il libro venne sequestrato e, per decenni, non più edito. CHRISTIAN KROHG riuscì a far conciliare il Romanticismo e il Naturalismo e, con la sua pittura, decisamente sensibile alla cultura francese, influenzò Anna e Michael Ancher e Edvard Munch. Dal 1890 al 1910 fu anche giornalista del “Verdens Gang” e direttore della Statens Kunstakademi, cioè l’Accademia di Belle Arti di Oslo. Si sposò con la ricca pittrice Oda Lasson, in arte conosciuta come Oda Krohg, di nobile discendenza, sua allieva e poi collega, donna dalla vita oltremodo “libera”. Nell’immagine che riporto: “Fattorino che fa colazione” o “Fattorino che beve il suo caffè”, uno stupendo e suggestivo olio su tela del 1885.