La tutela del patrimonio culturale

di Michela Montevecchi

Sono molto felice perché dopo un lungo lavoro ieri è stata approvata all’unanimità la Risoluzione che impegna il governo e i ministeri competenti a mettere in campo tutte le azioni di tutela del nostro patrimonio culturale e paesaggistico dall’impatto dei cambiamenti climatici.

L’Affare Assegnato, di cui sono promotrice e relatrice in commissione Cultura al Senato, è un documento importante e innovativo che indica la strada per un’agenda politica tesa a proteggere quel tesoro diffuso di cui il territorio italiano è costellato. Beni culturali e luoghi che sono fonte di conoscenza storica e di ispirazione per quella creatività che ci è riconosciuta a livello internazionale, ma che sono fortemente a rischio. Basti pensare alla fragilità del nostro Paese: come rilevato dal Rapporto dell’Osservatorio di Legambiente Cittàclima (2020), ben 28.483 sono i siti esposti ad alluvioni mentre 37.847 sono i beni a rischio frane.

A questi danni si aggiungono quelli dovuti alla perdita di biodiversità, dal cambiamento d’uso del suolo e dall’alterazione dei cicli naturali.

Una vera e propria emergenza, quella della protezione del patrimonio culturale e paesaggistico, che è già entrata nelle agende di importanti consessi internazionali a partire dalla COP25 del 2018 e che è stata colonna portante dell’ultimo G20 Cultura ospitato dal nostro Paese e che ha prodotto la Dichiarazione di Roma.

E’ stato un lavoro lungo e articolato, che ha visto la preziosa partecipazione del mondo dell’Università e della ricerca, delle istituzioni e del Terzo settore.

Nel documento chiediamo al governo, tra le altre cose, l’impegno:

a promuovere l’adozione degli strumenti di pianificazione paesaggistica e territoriale non ancora adottati

per l’incremento delle risorse umane e strumentali e la valorizzazione delle professioni e delle competenze

a proseguire l’attività di mappatura dei siti industriali abbandonati al fine di riqualificarli nell’ottica del contrasto del consumo di suolo

a implementare la Carta del Rischio del patrimonio culturale tramite una piattaforma open source

a considerare i musei come istituzioni strategiche per la conoscenza del tema della crisi climatica

a promuovere progetti di divulgazione scientifica all’interno di ambienti interattivi

a favorire attività di valorizzazione ecosostenibile tesi anche ad alleggerire lo stress antropico dovuto a flussi turistici massicci.
E infine sono contenta che sia emerso il ruolo attivo che la cultura può, e deve, avere nel percorso di una transizione ecologica che sia giusta, equa e inclusiva.

In foto, la campagna del WWF che insieme al Museo Nacional di Madrid ha voluto mostrare cosa succederà al mondo nei prossimi anni con l’innalzamento della temperatura.

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