LA SCOMPARSA DEL FILOSOFO GIUSEPPE CACCIATORE

di Luigi Anzalone 

È morto oggi il professore Giuseppe Cacciatore. Aveva compiuto 78 anni lo scorso due dicembre. Scompare con lui una delle più eminenti, significative e nobili personalità della filosofia e dell’Università Italiana e della Sinistra marxista e democratica militante. Nell’essere questo, Giuseppe Cacciatore ha onorato la grande tradizione della sua famiglia: basti pensare a suo padre Francesco, parlamentare socialista, e a suo zio Luigi, vicesegretario nazionale della CGIL di cui era segretario Giuseppe di Vittorio. Per me, Peppino era un Maestro e un fraterno amico e compagno, con il quale, per lunghi anni ho collaborato come assistente alla Università di Napoli.

Giuseppe Cacciatore è stato per più di un trentennio ordinario di Storia della Filosofia presso la “Federico II” ed era Accademico dei Lincei. La sua produzione letteraria è davvero impressionante. La possiamo, schematicamente, dividere in tre campi, fra loro intimamente connessi: la storiografia filosofica, gli scritti politico- meridionalistici, gli scritti in cui ha esposto la sua filosofia. Ecco che quindi Cacciatore si segnala come il più importante studioso e interprete, insieme ai professori Tessitore e Cantillo, dello storicismo tedesco. Ma specie nello studio dello storicismo di Wilhelm Dilthey la sua interpretazione appare magistrale. Cacciatore ha anche potentemente innovato gli studi su Vico, Gramsci e Labriola, di cui ha operato una significativa e giusta rivalutazione. Ha fatto conoscere in Italia la filosofia spagnola di Ortega e Maria Zambrano e prim’ancora l’ utopismo marxistico- cristiano di Ernst Bloch. Ha innovato profondamente anche la recezione critica della filosofia di Croce, ponendone in primo piano i motivi libertari e vitalistici. Con le monografie su suo padre e suo zio e con una serie innumerevole di saggi ha analizzato la situazione meridionale e ha dimostrato come la soluzione della questione meridionale sia una grande opportunità per la crescita socio-democratica del nostro Paese. La sua filosofia – come ho dimostrato qualche anno fa in un mio saggio pubblicato su Logos – può essere definita uno storicismo vichian-marxista, caratterizzato da un’etica fondata sul senso umano e sulla giustizia sociale e dal progetto di una polis democratico-interculturale e interetnica, faro di civiltà e modello di umanismo socialista integrale. È stato anche segretario della sezione comunista “Di Vittorio” di Salerno, la sua città, dirigente comunista salernitano e campano, assessore alla cultura della Provincia di Salerno.

Alla Signora prof.ssa Paola Volpe, sua consorte, docente emerita di letteratura greca presso l’Ateneo salernitano, e ai figli Fortunato, docente di storia della filosofia presso l’ Università di Cosenza, e al dottore architetto Roberto giungano le mie più fraterne e affettuose condoglianze.

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