La morte di Michail Sergeevič Gorbačëv

di Federico Smidile

La morte di Michail Sergeevič Gorbačëv chiude un’altra finestra nel mondo che ho vissuto. Quello della parte finale della “guerra fredda”, quello della contrapposizione USA-URSS. Gorbacev è stato per tanti di noi la speranza, il sorriso che veniva da un mondo, quello comunista, doppiamente mitizzato. Impero del Male e Sole dell’Avvenire. E veniva dopo la cupa fase dei gerontocrati russi, Breznev e successori, che inquietavano anche solo con la loro espressione che sembrava una minaccia.
Gorbacev colpì per il suo sorriso, per la bella moglie Raissa, elegante e dolce, per quel suo modo di fare disinvolto tanto diverso da quello ingessato dei burocrati di potere russo. La sua volontà di ridurre il peso degli armamenti, in particolare di quelli nucleari, fu una speranza che ci concedemmo tutti, e grande fu l’amarezza personale quando Gorbacev venne umiliato da uno Eltsin indegno di ogni rispetto. Nel contempo, anche da noi, molti comunisti alla Mario Brega cominciarono ad odiarlo perché “si vendeva” agli americani, perché cedeva ai capitalisti, perché metteva magari in discussione la stessa idea di dominio comunista.
Ma tutte queste erano le nostre prospettive, spesso diciamolo, alluncinatorie. Dimenticavamo che Gorbacev cercava di conservare il sistema di potere instaurato da Lenin, che non intendeva minimamente aprire alla democrazia pluripartitica, che non intendeva affatto modificare le strutture economiche, sociali, militari, della URSS, che non aveva minimamente pensato di chiedere alle repubbliche sovietiche se volevano essere ancora tali, o se volevano essere indipendenti, come poi sarebbe stato.
Gorbacev era sorridente e non minaccioso ma non voleva nessuna vera democrazia. L’Urss avrebbe dovuto rimanere potenza mondiale, con una sfera d’influenza ben chiara anche in Europa. Fu il crollo dei sistemi comunisti dei vicini ad accelerare la sua “democratizzazione”. Ebbe chiaro, ed è un merito, che stavolta non si poteva fare come nel 1956, 1968 o 1981. Non si poteva intervenire o minacciare un intervento e portare ad un colpo interno come in Polonia. L’Urss cedeva non per convinzione ma per debolezza. E nel 1990 Gorbacev si oppose con tutte le sue forze all’indipendenza dei baltici, mandando i carri armati contro il Parlamento lituano, in scontri che causarono almeno 14 morti. E ancora: nel 1985 Cernobyl. Il silenzio non innocente del PCUS; di cui Gorbacev era già capo, e quindi dell’URSS, che per giorni ignora e cerca di cancellare quanto accaduto. Fu dopo quell’evento che il Segretario Presidente si rese conto di non poter tenere ancora la linea del silenzio assoluto tanto amata dai comunisti. Ma anche lì, come dopo con il Muro di Berlino, furono le circostanze e la debolezza dell’URSS a portare a questi spiragli di libertà, che il comunismo non poteva permettersi.
Perché era chiaro già allora, e dovrebbe esserlo ancora di più oggi. Il comunismo è irriformabile. Nasce certamente da una fame ed una sete di giustizia ma non funziona. Non crea giustizia ed uccide la libertà. Gorbacev cercava di riformarlo non cambiando davvero, e non capendo che quando il granitico controllo comunista veniva scalfito, tutto andava giù, perché non vi era alcuna base di consenso sociale. Era successo nel 1953 in Germania Est e Polonia, era successo nel 1956 in Ungheria (la vergogna ricada sempre sui comunisti italiani e francesi….) quando Crushev, altra grande illusione, aveva represso nel sangue la libertà ungherese, era accaduto nel 1968 con la fine della Primavera di Praga e l’umiliazione di Dubcek (modello del tentativo di Putin in Ucraina!), era successo nel 1981 dopo la rivolta di Solidarnosc. Gorbacev era certo una brava persone, ma non è quello che conta. Era un uomo in ritardo, un liquidatore di un sistema che non reggeva e non perché c’erano i cattivi dietro. Ma semplicemente perché il comunismo non funziona in alcun modo. Era difficile pretendere che lui, nato e cresciuto nel comunismo, potesse capirlo, ed è giusto ricordarlo oggi con gentilezza. Ma è giusto anche, a tanti anni di distanza ormai, cercare di capire che Gorbacev ha fallito e non poteva non fallire
Ps. Non parlerei di Russia per lui, ma di URSS, che è cosa diversa, anche se l’attuale Zar confonde un po’ le cose. Zar che odia Gorbacev per non aver attuato quella repressione che a lui piace così tanto!

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