La corrispondenza tra Giuseppe Mazzini e Francesco Crispi
di Guido Palamenghi Crispi
La mattina di martedì 3 gennaio 1865 un’Italia abbastanza addormentata dopo i fasti del Natale e del Capodanno venne bruscamente svegliata da un articolo, sulla spalla destra, del giornale “Unità Italiana” che riportava una lettera indirizzata a Francesco Crispi. Mazzini apriva così quello scambio di corrispondenza con Crispi, cui nel 2014 ho dedicato una mia pubblicazione dal titolo “Repubblica e monarchia: il diverbio Mazzini Crispi”.
Alla prima lettera seguirà la pubblicazione di un breve opuscolo di Francesco Crispi dal titolo “ A Giuseppe Mazzini Lettera di Francesco Crispi Deputato”. Mazzini nell’aprile dello stesso anno risponderà con un ultima lettera/articolo “A Francesco Crispi Deputato” Ovviamente il “deputato” di Crispi ha un significato ben diverso dal “deputato” di Mazzini: per Crispi vuol dire uomo delle Istituzioni, per Mazzini vuol dire uomo perso alla rivoluzione.
Esiste anche una quarta lettera di Crispi a Mazzini. Sono propenso a credere che non sia mai stata inviata. I termini usati nei confronti del genovese sono estremamente duri e pesanti, molti di questi sono già stati anticipati da Crispi in lettere a comuni amici. Penso quindi che la gravità delle accuse mosse a Mazzini, anche sul piano personale, abbiano poi spinto Crispi a trattenere quest’ultima lettera presso di sé; forse almeno sul piano personale non voleva chiudere definitivamente.
Crispi non fu il solo ad abbandonare Mazzini e il suo ideale repubblicano. Quando partirono da Quarto i Mille, per specifico volere di Garibaldi, avevano come motto “Italia una e Vittorio Emanuele”. Questa scelta del Generale non venne condivisa dai più convinti repubblicani e alcuni di loro, irritati, sbarcarono a Talamone.
Crispi, che fu vicino a Garibaldi fin dall’aprile del 1860, sapeva bene le intenzioni del Generale, ma decise ugualmente di partire e contribuire così a fare l’Italia.
Nella foto la prima pagina di una delle non molte copie a stampa della prima lettera di Mazzini.
È datata solo dicembre e non c’è il luogo di stampa, si ipotizza possa essere stato Milano, o forse meglio, Lugano; Mazzini in Italia era pur sempre un condannato a morte. La lettera inizia con “il 17 novembre…” in realtà la famosa frase “la Monarchia ci unisce, la Repubblica ci dividerebbe” fu pronunciata da Crispi quasi alla fine del suo intervento cominciato sì il 17 novembre, ma terminato il 18.
