La Chiesa di cui parla Tomaso Montanari
di Mario de Luise
Montanari qui parla di Santa Maria Novella a Firenze ma la situazione è identica in qualsiasi chiesa monumentale italiana perché il problema non è giuridico, e nemmeno economico. La verità è che la Chiesa postconciliare ha smesso di credere nel potere catechetico della bellezza, tant’è che in termini qualitativi l’architettura del secondo Novecento dà il peggio di sé proprio negli edifici ecclesiastici. In quasi tutte le chiese di Roma un cartello distingue il confine tra lo spazio – e il tempo – destinato alla preghiera e quello riservato alla contemplazione delle opere d’arte, quindi totalmente scollate dal contesto liturgico per il quale sono state create. E gli altari laterali completamente disadorni ne sono la prova: davanti a Bernini o a Guercino non si prega. Senza l’ormai consueto obolo, poi, i capolavori di Caravaggio della Contarelli o della Cerasi (tanto per fare un esempio, ma la lista sarebbe infinita) sono inghiottiti dal buio e la zona è accessibile solo nell’orario in cui la chiesa è museo. Perché quando torna chiesa, non “servono” più.
