La carta è morta e io non sto tanto bene
di Paolo Landi
A Treviso ha chiuso l’edicola della Stazione. C’è un cartello: “L’edicola chiude per sempre. La carta è morta”. In questa edicola trovavo il New Yorker, l’edizione originale del National Geographic, Le Nouvel Observateur…Teneva tutta la stampa internazionale e, anche se non acquistavo giornali e riviste straniere tutti i giorni, era bello sapere che c’era un posto dove li avrei trovati. Davanti c’era una libreria, chiusa anche quella. Ora l’atrio della piccola e ben tenuta stazione della città che è diventata da venticinque anni la mia città, quella dove ho casa e famiglia, è desolatamente vuoto. C’era anche un mini-supermarket che chiudeva alle dieci di sera, molto utile quando rientravo tardi da Milano, per il latte pane e marmellata, per la colazione del giorno dopo. C’è un unico bar, che tiene le toilette chiuse a chiave: se ne hai bisogno, per usarle, devi acquistare almeno un caffè. Non c’è un posto per sedersi, alla stazione di Treviso, la città che tolse le panchine dai parchi per evitare che gli immigratii le usassero per dormire. Non so se sia prematuro affermare che la carta è morta, certo è che il Comune potrebbe fare qualcosa: le edicole, le librerie potrebbero essere sostenute dall’Amministrazione che ne potrebbe fare dei centri di informazione turistica, di elargizione di servizi utili (acquisto biglietti mezzi pubblici, teatro, musei, mostre); piccoli presidi di quartiere dove pagare le bollette e le multe come nelle tabaccherie; insieme ai vecchi negozi costretti a chiudere perché strangolati da affitti che solo Calzedonia e Intimissimi si possono permettere (e i centri città si riempiono di negozi di mutande, da sempre bene primario ma non esageriamo) i Comuni delle città avrebbero il dovere di tutelare le edicole e fare in modo che in tutte (non solo in quella della Stazione) si trovino giornali da tutto il mondo. Se c’è offerta sono sicuro che ci sarebbe anche domanda. A me insegnarono a leggere i giornali quando facevo le medie, si leggeva il Corriere della Sera in classe e non dimenticherò mai l’impressione che mi fece uno dei primi blackout out di New York che il professor Tassinari ci fece leggere a turno sull’Espresso, quando aveva quel formato enorme. Per questo poi andavo da ragazzo a cercare Interview di Andy Warhol che vendevano all’edicola di Santa Maria Novella a Firenze: i giornali erano un occhio sul mondo che educavano anche al gusto, cosa che gli smartphone ancora non riescono a fare. Può essere che la carta sparirà ma non farei il passo più lungo della gamba, forse è ancora presto per recitare il de profundis, in fondo continuiamo ad andare all’opera, dovunque, da secoli. Scrivo questo post in treno e ho sul sedile accanto la rivista “La Freccia” di Trenitalia . Trenitalia non si limiti solo a stamparla, trovi il modo di distribuirla nelle edicole delle stazioni, riaprendo subito anche quella della stazione di Treviso. Regali a chi spende 80 euro la settimana come faccio io per un’andata (e ritorno) a Milano almeno un paio di quotidiani, da ritirare in edicola. Si faccia venire delle idee, collabori con le Amministrazioni dei Comuni insomma, perché una stazione ferroviaria senza edicola è un corpo estraneo, un avamposto abbandonato dalla civiltà.
TrevisoToday Corriere del Veneto Il Gazzettino di Treviso la tribuna di Treviso Treviso.
