La battaglia di Kiev
di Gastone Breccia
Non sono un esperto in materia, non ho idea di quanto siano attendibili le notizie diffuse dalle due parti sulla “battaglia di Kiev” – come qualcuno l’ha definita – tra i Kinzhal ipersonici russi e i Patriot statunitensi che proteggono la capitale ucraina. È probabile che la verità stia da qualche parte più o meno a metà strada…
Quello che mi sento di dire, da storico militare, è che le guerre non si vincono con i bombardamenti sulle città nemiche.
(Diverso il discorso per gli attacchi al suolo nel corso delle operazioni terrestri, spesso decisivi dalla Normandia alle guerre arabo-israeliane, ma qui non stiamo parlando di questo.)
Ripeto: colpire “strategicamente” obiettivi civili non ha mai risolto un conflitto: per piegare la Germania, benché fosse stata devastata dai bombardamenti, ci sono voluti i carri armati oltre il Reno e l’Oder (e si discute ancora, dopo 80 anni, sul contributo dato dalla guerra aerea alla vittoria alleata); il Vietnam non è stato sconfitto dai B-52 statunitensi…
L’offensiva missilistica russa è – ovviamente – un aspetto importante di questo conflitto, ma non lo risolverà in nessun caso, nemmeno se le difese ucraine dovessero rivelarsi vulnerabili.
La guerra la vinceranno o la perderanno gli uomini e le donne al fronte, il loro morale, i carri armati, l’artiglieria.
Nota per i pacifisti italiani: nessuno di voi ha ancora chiarito perché non bisognerebbe fornire all’Ucraina almeno sistemi difensivi antimissile per evitare che i civili vengano uccisi dai bombardamenti russi. In mancanza di una risposta – che non è mai stata data, ripeto – è ormai lecito considerarvi, se non degli ipocriti a caccia di consenso, almeno della gente con le idee un tantino confuse?