Kabul cadrà oggi

di Carlo Pallard
Kabul cadrà oggi, altro che i mesi di cui si discuteva fino a pochi giorni fa. Vent’anni di occupazione che non ha portato a nulla per nessuno, e i talebani si riprendono tutto.
Oggi i talebani si presentano con un volto molto diverso rispetto alla prima versione, mostrando al mondo una moderazione e una clemenza fin troppo ostentate per poter essere sincere. Hanno dismesso i panni dei guerriglieri feroci per assumere quelli dei diplomatici e degli statisti responsabili. La caduta di Kabul del 2021 sarà certamente diversa rispetto all’atroce prima volta. Ma poi, una volta istituzionalizzato il loro potere, come si comporteranno? Forse all’inizio si comporteranno bene per ottenere il riconoscimento internazionale, ma poi ci saranno componenti radicali che premeranno per tornare ai vecchi metodi. E probabilmente è quello che accadrà.
La vittoria dei talebani porterà almeno a una conclusione definitiva della guerra e al ritorno a una vita a suo modo normale per gli afghani? In che modo le minoranze potranno accettare di vivere permanentemente sotto un regime talebano? Non c’è solo la dimensione religiosa, pur pesante. Non bisogna dimenticare che i talebani rappresentano una determinata componente della popolazione afghana (quella pashtun) e che malgrado i proclami ufficiali pan-islamici si sono sempre dimostrati ferocemente nazionalisti rifiutando di condividere il potere politico con le altre etnie e nazionalità dell’Afghanistan.
Ci sono più domande aperte che risposte, e mi sembra difficile vedere la caduta di Kabul come un punto di chiusura. In realtà io penso che la conquista talebana di Kabul non sia la fine del conflitto ma la sua trasformazione, o perfino il preludio dell’inizio di una nuova conflittualità interna nel medio-lungo periodo.