JUAN CARRITO

di Lorenzo Arnone Sipari 

Le future storie dei parchi nazionali, e di quello d’Abruzzo Lazio e Molise in particolare, non potranno prescindere dal “fenomeno” mediatico Ganimede, figlio di Amarena, ribattezzato “Juan Carrito”.
Se ne conosce la genealogia parziale, il DNA, le abitudini, i luoghi e le date di nascita e, purtroppo, di morte. Usciranno su di lui cartoni, gadget e le più classiche “biografie” a stampa. Ma erano stati già prodotti studi, film e documentari.
Era un predestinato. Anche per una morte precoce. Molti ne erano convinti, molti lo avevano “previsto” e annunciato.
Non ci sono colpevoli. Se ci fossero, dovremmo esserlo tutti. Piuttosto, saremmo colpevoli di averlo ucciso, e la sua fine da orso libero sarebbe stata vana, se non approfittassimo di questo triste epilogo per ripensare al nostro rapporto con la natura.
Qui ora lo ricordo non con una sua foto, ma con quella di mia madre, che regge uno dei tre orsatti trovati negli anni Cinquanta sulle balze di Villavallelonga e portati al giardino zoologico di Pescasseroli.

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