Ius Scholae
di Mario Scialoja
FAR APPROVARE LO IUS SCHOLAE E’ DOVERE DI CIVILTA’ E MORALITA’.
Mentre gli Stati Uniti affondano nell’ignominia per la sentenza “devastante” (Biden) e retrograda della corte suprema che abolisce il diritto all’aborto, cerchiamo almeno noi, italiani, di dare un segnale (assai tardivo) di decenza democratica e morale.
Mercoledì prossimo inizia alla Camera la discussione sullo Ius Scholae, una legge di civiltà che si aspetta da molti anni.
Sempre boicottata dalla destra e anche un po’ tralasciata dalla sinistra e dai democratici.
Si tratta di una riforma che riguarda circa 900 mila ragazze e ragazzi che hanno frequentato o frequentano le nostre scuole.
La legge dovrebbe permettere ai figli nati in Italia (o arrivati in Italia da piccoli) di cittadini stranieri di ottenere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato almeno cinque anni del nostro ciclo scolastico.
Evidentemente questi giovani, che parlano italiano come noi, studiano e giocano con i nostri figli (o nipoti), rappresentano una grande risorsa per il paese (in regressione demografica) e hanno tutti i diritti di essere riconosciuti come italiani.
Questa proposta di legge è un ridimensionamento rispetto a quella dello Ius Soli (diritto di cittadinanza ai minori nati in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno titolare di permesso di soggiorno) che venne fatta naufragare in Senato nel 2015.
Allora si trattò di mancanza di coraggio della sinistra (influenzata dalle pressioni di Angelino Alfano) che non ebbe la forza di mettere la fiducia.
Adesso l’occasione si ripresenta. E questa legge di assoluto buon senso e civiltà morale deve passare.
Va sostenuta in tutti i modi.
Il Pd Graziano Delrio, che ci ha lavorato, dice: “che male può venire alla nostra comunità dal riconoscere la piena cittadinanza a un bambino che finisce la scuola ? Cantano l’inno di Mameli, studiano la Costituzione con i nostri figli”.
Abbiamo il dovere di farne degli italiani.