Inaugurato l’archivio digitale di Ugo La Malfa

di Guido Melis
Ieri a Roma presentazione della digitalizzazione delle Carte La Malfa. Presenti Mattarella e i presidenti delle due Camere. Due discorsi importanti: quello di Draghi, pieno di contenuti (aria fresca e salutare per una politica quotidiana ferma – come direbbe Greta – al bla bla) e quello conclusivo di Giorgio La Malfa.
Partendo dalla celebre Nota aggiuntiva del 1962, storico documento del riformismo del centrosinistra, il figlio di La Malfa ha colto il punto cruciale di allora e di oggi nella constatazione di una possibile ripresa del Paese; possibile ma effimera, se non accompagnata da riforme strutturali. E ha ribadito la filosofia della Nota aggiuntiva, e cioè non sprecare l’occasione: creare i presupposti perché lo sviluppo innescato dai finanziamenti europei non si esaurisca (come accadde negli anni 70) nel ripiegamento, perché lasciato a sé stesso. Non ceda alla falsa illusione che il mercato da solo provvederebbe a stabilizzarlo e che dunque non servono politiche di sostegno e di indirizzo. Non accadde allora (mancarono gli interventi necessari a colmare gli handicap storici della Italia, a cominciare dalla questione del Sud, e subentrò la recessione), non accadrà ora, finita la fase della ascesa temporanea del PIL.
Una forte preoccupazione che dovrebbe nutrire Draghi. C’è bisogno di riforme strutturali, a cominciare dalla scuola e dalla pubblica amministrazione.
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