In ricordo di Paola Mazzetti
di Alessandro Vivanti
La Memoria è importante, e come ogni anno voglio ricordare quella drammatica notte tra il 3 e il 4 agosto nelle campagne di Rignano sull’Arno, nella Villa del Focardo di Robert Einstein, soprattutto quest’anno che si è spenta il 21 luglio l’ultima testimone di quella immane tragedia.
Dopo due anni e mezzo dalla morte della sorella gemella Lorenza, scrittrice e regista, anche Paola Mazzetti, pittrice, se n’è andata: è venuta a mancare il 21 luglio, a Roma dove abitava, all’età di 94 anni; ne avrebbe compiuti 95 il 26 luglio. Un’altra perdita per Rignano, la comunità che ha stretto un forte legame con le “due gemelline” che sopravvissero alla strage del Focardo, nell’agosto del 1944, nella quale fu sterminata la famiglia dell’ingegner Robert Einstein.
Nella tarda serata del 3 agosto 1944, passò una colonna di uomini appartenenti al comando di un’unità della Wehrmacht, l’esercito regolare tedesco, verosimilmente la quindicesima divisione del 104° Reggimento di granatieri corazzati, così è riuscito a ricostruire lo storico Carlo Gentile, dimostrando che non furono reparti delle SS.
Robert Einstein aveva sposato Cesarina (Nina) nel 1913. La coppia aveva due figlie: Luce nata nel 1917 e Annamaria nel 1927. Dopo una parentesi a Roma la famiglia si era trasferita nella villa del Focardo, fra Rignano e San Donato.
La loro vita serena venne ben presto sconvolta l’8 settembre 1943 e dall’occupazione tedesca. Il piano superiore della villa fu sequestrato dagli ufficiali della Wehrmacht mentre le truppe si sistemarono intorno nella fattoria. Ancora nessuno sembrava in serio pericolo di vita, ma il pastore Vinay iniziò a preoccuparsi per Robert, di note origini ebree. Robert non solo era ebreo, ma era anche il cugino di Albert che all’insorgere del nazismo avevo lasciato la Germania e che con la sua fama e il suo prestigio mondiale era la smentita più evidente alle teorie razziste di Hitler. Alla fine Robert si convinse del pericolo e decise di rifugiarsi nei boschi. Si salvò così da quel tragico 3 agosto 1944 in cui il comando della Wehrmacht si recò al Focardo cercandolo senza trovarlo. Venne inscenato un processo farsa, e in pochi attimi i tedeschi uccisero la moglie e le due figlie. Vennero risparmiate le due cuginette gemelle Paola e Lorenza Mazzetti, figlie del fratello di Cesarina, adottate dagli Einstein, e una terza cugina. A salvarle furono i loro cognomi diversi: Mazzetti e Bellavite e la prontezza dei contadini che ne negarono l’effettiva appartenenza alla religione mosaica.
Infine, dopo aver trucidato le tre donne, diedero fuoco alla villa. Robert Einstein, che si trovava nelle campagne vicine, nascosto dai “ribelli” (così allora venivano chiamati i partigiani), vedendo le fiamme, corse subito alla villa e, scoprendo l’assassinio della moglie e delle sue figlie, tentò immediatamente il suicidio.
Il giorno dopo, 4 agosto, nel giardino della villa fu ritrovato un foglio scritto di fretta, considerato l’unico documento ufficiale della vicenda, dov’era scritto: “…abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei”.
Da Elio Salmon, Diario di un ebreo fiorentino 1943-1944, a cura di Alessandro Vivanti, Firenze 2002:
“Alle 10 arriva Maurizio a portarci le loro notizie e quelle generali che sapevano: fra queste purtroppo anche quella della tragedia del Focardo.
Come ti ho scritto, qui abitavano gli Einstein, l’ingegnere, ebreo tedesco, con la moglie e due figlie di 27 e 18 anni, più una cognata con altri familiari. Lui aveva preso troppa confidenza con i tedeschi, fino al momento che essi avevano occupato la vicina Villa di Moriano, allontanandosi da casa solo quando le S.S. erano venute a cercarlo qualche tempo fa, poco prima che arrivasse alla loro Villa un grosso comando tedesco. La moglie e le figlie erano invece rimaste in casa e avevano ricevuto piena assicurazione dagli ufficiali del comando stesso, tanto più che erano considerate ariane. Invece, appena partito questo comando, Giovedì della settimana scorsa, le S.S. erano tornate reclamando vivamente la consegna dell’ingegnere che era sempre nascosto nelle vicinanze; e poiché questi non arrivava, quei bruti hanno chiuso in una stanza la moglie e le figlie, e in un’altra gli altri familiari e vari contadini ai quali hanno consegnato un foglietto dattilografato in cui era dichiarato che la famiglia “Einstein era stata riconosciuta rea di spionaggio e connivenza col nemico” e quindi fucilata. Mentre leggevano hanno udito degli spari nella stanza vicina: la sentenza era stata eseguita e quella era la scusa per giustificare il loro misfatto!!! L’ingegnere, quasi impazzito, appena saputa la cosa era scappato con l’intenzione di consegnarsi anche lui ai tedeschi per farsi ammazzare e invece si era imbattuto, lungo la strada di Montevarchi, coi primi inglesi che gli avevano dato assistenza!”
Qualche tempo dopo arrivò alla villa il maggiore della Quinta Armata Milton Wexler, che da Albert Einstein aveva avuto l’incarico di recarsi a visitare il cugino Robert per avere sue notizie. Scoperta la drammatica verità, il 17 settembre il maggiore Wexler fu costretto a scrivere una lettera ad Albert Einstein informandolo che la moglie e le due figlie di Robert erano state uccise per mano dei nazisti. Solo il cugino era rimasto incolume.
Il 27 novembre 1944, lo stesso Robert scrisse una lettera al cugino informandolo che la Commissione americana per i crimini di guerra aveva già avviato le indagini e gli chiese aiuto per ottenere l’identificazione e la condanna degli assassini.
Robert Einstein non seppe resistere al dolore e alla tristezza e, il 13 luglio dell’anno dopo, si suicidò.
Da una lettera di Elio Salmon alla famiglia Cividalli, datata Firenze, 14 luglio 1945:
“Ieri poi si è conclusa la tragedia del Focardo; giorni or sono tale storia era stata ripetuta nei giornali e si vede che essa ha riaperto la ferita nel cuore del povero ingegner Einstein; è stato annunziato che aveva preso una forte dose di Veronal e ieri mattina è seguito l’annunzio della morte. L’impressione è grandissima soprattutto per quelli che hanno vissuto da vicino alla tragedia; ieri vidi appunto Tullio Terni e l’ho visto molto colpito dall’annunzio”.
Anche Robert Einstein venne sepolto accanto a sua moglie e alle figlie nel cimitero della Badiuzza alle Corti.
I responsabili della strage non sono mai stati identificati.




