In ottima compagnia

di Giambattista Scirè

Mi inorgoglisce e mi conforta non poco scoprire di trovarmi – nell’arco della storia di questo paese – in ottima compagnia nella comune critica al malaffare accademico. Si rimane basiti davanti alle imbarazzanti levate di scudi di gran parte del mondo accademico seguite alle recenti indagini giudiziarie delle procure e alle recenti inchieste di servizi televisivi pubblici che documentano la diffusa corruzione negli atenei. Si resta allibiti, altresì, davanti all’altrettanto vergognoso silenzio del mondo della politica e del ministero dell’università. Nella storia italiana, invece, ci sono stati momenti in cui si è levata alta, nel tempo, una critica aspra, serrata, durissima, motivata, al pregiudizio dell’autonomia universitaria che è sempre stata ingiusto arbitrio e vergognoso privilegio di una casta dal carattere anti-democratico e classista, strumento per mascherare solo il nepotismo e il “camorrismo” accademico, che ha sempre utilizzato l’università pubblica come “cosa propria”.
Me lo confermano – con grande soddisfazione personale – le prese di posizione inequivocabili, nel dibattito pubblico d’inizio Novecento sulle pagine di riviste come “L’Avanti!”, “La Voce”, “La Critica”, di personalità politiche e di grande spessore intellettuale, da destra a sinistra, passando per il centro, che fanno al nome di Gaetano Salvemini (cfr. Cocò all’Università di Napoli o la scuola della mala vita, “La Voce”, 3 gennaio 1909), Benedetto Croce (cfr. Tre cattedre da abolire, “L’Avanti”!, 23 gennaio 1902; Succhioni universitari, “L’Avanti!”, 21 dicembre 1903; Le lauree in filosofia e il caso Laganà, “La Critica”, n. 5, 1907; Il caso Gentile e la disonestà della vita universitaria italiana, “La Voce”, 4 marzo 1909), Giovanni Papini e Giovanni Amendola (cfr. Per la cattedra a Guglielmo Ferrero, “La Voce”, 2 giugno 1910), Romolo Murri (cfr. L’Università di Messina, “La Voce”, 14 gennaio 1909), Silvio Spaventa (cfr. La questione dell’autonomia universitaria venticinque anni fa, “La Voce”, 19 agosto 1909), Giuseppe Prezzolini (cfr. Miei cari amici, “La Voce”, 2 giugno 1910), solo per citarne alcuni.
A prescindere da come la si pensi politicamente su questi nomi, si tratta di personalità di grandissimo acume intellettuale e rilevanza pubblica, che a fronte dei tanti nani e cialtroni di oggi e degli scorsi decenni che sono andati e vanno a difesa dell’indifendibile, sull’accademia e sull’università hanno detto cose importantissime e che rappresentano, letteralmente, dei giganti. Sto approfondendo il dibattito sulla disonestà e il malaffare accademico in quel momento storico per confrontarlo all’oggi e presto me ne occuperò.
Certo, una cosa si può già anticipare: è sconfortate vedere gli stessi problemi di più di un secolo fa acuiti e ingigantiti dopo tutte le finte riforme, ma è ancora più imbarazzante constatare che almeno all’epoca il dibattito pubblico sull’università era serrato, vi partecipavano esponenti politici, intellettuali (accademici e non), giornalisti, mentre oggi questo argomento non se lo fila nessuno. E la ragione è proprio perché da lì, dalla governance malata dell’università, passa il fulcro della conservazione e del marcio di questa classe dirigente e della politica che oggi ci troviamo. Dunque, per chi detiene il potere è bene che di rimedi, soluzioni e riforme vere e radicali non si parli affinché – gattopardianamente – tutto cambi in apparenza affinché nulla cambi davvero. Ma noi di Trasparenza e Merito. L’Università che vogliamo – statene certi – saremo per loro una costante, fastidiosa, irriducibile spina nel fianco. Fra poco l’associazione sta per toccare quota 1000 iscritti tra studiosi, ricercatori e docenti! Proprio un bel traguardo…

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