In Afghanistan parrebbe esistere una società civile

di Brunello Mantelli

In Afghanistan parrebbe esistere una società civile.

Ovviamente si è costretti a basarsi sulle scarse e poco affidabili notizie di fonte giornalistica (per quanto la FAZ on line, che io consulto regolarmente sia piuttosto seria), e tuttavia le notizie che filtrano riguardanti e manifestazioni di cittadini che sfilano nelle città con la bandiera nazionale (quella dell’Afghanistan degli ultimi vent’anni), contrapposta a quella talebana, e manifestazioni di donne che rivendicano il proprio ruolo nella società fanno pensare che una società civile esista e dia forti segni di vita.

Sappiamo tutti che una società civile non si dà a priori, ma si costruisce poco per volta. Si potrà obiettare che essa sussista solo o prevalentemente in ambito urbano, ma che siano le città il luogo dello sviluppo civile e della crescita intellettuale è cosa ben nota e scontata. Non per caso i movimenti reazionari (a prescindere dalle loro bandiere) in età moderna e contemporanea hanno sempre puntato ad egemonizzare le masse contadine (Vandea, lazzaroni del cardinale Ruffo, fascisti di ogni risma, antisemiti, Khmer rossi, talebani, Boko haram, ecc.) contrapponendo l’immagine di un mondo rurale sano a quella di un mondo urbano corrotto.

Ma se oggi esistono almeno embrioni di una società civile i cui esponenti e le cui esponenti, parrebbe non tanto pochi e non tanto poche, hanno il coraggio di sfidare le fucilate delle milizie talebane, embrioni che non sembra esistessero invece, o almeno non con questa forza, diffusione, persistenza, allora i venti anni di presenza occidentale in Afghanistan, al di là di ogni possibile errore commesso o mancanza imperdonabile, a qualcosa son serviti. La democrazia non si esporta, forse, ma il suo esempio, anche se parziale e limitato, contagia. Ci si faccia una riflessione.

A latere: secondo la FAZ, sono 2 milioni e mezzo gli afghani che stanno cercando di lasciare il proprio paese “talebanizzato”. Con buona pace di chi sostiene essere il talebanismo il vero interprete della cultura afghana. Si faccia in modo di accogliere questa ondata di profughi, uomini, donne, vecchi e bambini, e di sostenere i paesi confinanti che ne riceveranno parte importante. Saranno loro, questi 2.500.000 esseri umani i  migliori alfieri della democrazia.

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