IL TROPPO A CUI SI PRESTA IL MINISTRO PIANTEDOSI

di Mario Scialoja

Lo hanno presentato come un impeccabile Prefetto (non proprio impeccabile, visto che non ha mosso un dito di fronte all’attacco neofascista alla sede CGIL) adatto al ruolo di ministro. Addirittura ministro dell’Interno.
Che fosse molto legato al capo della Lega è cosa ultra nota.
Ma era difficile immaginare che fin dalle prime ore, con zelo privo di esitazioni, si prestasse a farec da manovale alla guida della ruspa di Salvini.
Ruspa che l’altezzoso Piantedosi tenta addirittura di potenziare.
Dopo la disastrosa stesura di un decreto anti-raduni e anti-manifestanti (i Rave non sono mai nominati) che ha suscitato il clamore e le proteste, anche degli alleati di Forza Italia, a cui assistiamo, il ruspista si è dedicato agli immigrati salvati in mare dalle navi delle Ong. Noto cavallo di battaglia salviniano, col quale la Lega spera di recuperare qualche voto.
Come si sa, ci sono tre navi Ong in attesa di porti sicuri dove poter sbarcare i quasi mille disgraziati che hanno a bordo: Geo Barents- Medici senza frontiere (572 salvati a bordo); Ocean Vikuing- Sos Méditerranée (234); Humanity 1 (171). Le prime due con bandiera norvegese, la terza tedesca.
“Navi pirata”, le ha definite Meloni perché non portano il loro carico umano nei paesi di cui battono bandiera.
Pretesa, ovviamente, lunare e provocatoria (da dove si trovano ad un porto tedesco sono circa duemila miglia).
“Comunque non entreranno nei porti italiani”, sbraita di nuovo Salvini, imitato docilmente dal suo ministro dell’Interno.
Ma l’astuto Piantedosi cerca addirittura di superare il maestro. Onde evitare il ripetersi degli smacchi subiti da Salvini che, dopo aver fatto sostare settimane le navi cariche di migranti in mare aperto, le vedeva entrare in porto su ordine di un magistrato o per emergenza e forza maggiore, sta cercando di mettere a punto uno squallido inghippo.
Quello di pretendere che i migranti presentino la domanda di asilo già a bordo delle navi che li hanno salvati. E visto che la nave è territorio dello stato di cui batte bandiera, la richiesta risulterebbe rivolta a quello stato (nel caso, alla Germania e alla Norvegia).
Un modo per aggirare il trattato di Dublino e far si che a farsi totalmente carico dei migranti siano i paesi della bandiera della nave. Anche se vengono sbarcati in un porto italiano.
Poco più di una furbata da azzeccagarbugli, non applicabile perché non è mai successo che i migranti chiiedano asilo prima di sbarcare, ma, soprattutto, perché per concedere l’asilo bisogna effettuare pratiche di polizia e burocratiche che gli equipaggi delle navi Ong non possono certo svolgere.
Vorrei sapere che effetto avrebbe fatto se la nostra presidente del Consiglio avesse spiegato questo pasticciaccio ai dirigenti europei che è andata a trovare ieri.

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